Non può passare sottotraccia, come vorrebbe Toma, la doppia, sonora e pericolosa bocciatura contabile arrivata da Roma

Non può passare sottotraccia, come vorrebbe il Presidente Toma, la doppia, sonora e pericolosa bocciatura contabile arrivata da Roma.
Il Consiglio dei Ministri, infatti, dopo aver censurato e portato davanti la Corte Costituzionale il Rendiconto 2019, ha impugnato la Legge di stabilità 2021 della Regione Molise, in contrasto con la normativa statale in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle Regioni e in violazione dell’articolo 117 della Costituzione.
Stessa sorte per la legge regionale 3 del 4 maggio 2021 (Bilancio di previsione pluriennale per il triennio 2021-2023), sempre per disposizioni in contrasto con la normativa statale in violazione dell’articolo 117 della Costituzione.
Di cosa parliamo, nella sostanza?
Di 41 milioni di euro di disavanzo da coprire. Di questi, 19 già previsti nel 2021 a cui l’impugnativa chiede di aggiungere 21 milioni sempre sul 2021. La scelta di coprire con 19 milioni sul bilancio 2021 e di “spalmare” i 21 restanti per il 2022 e 23 è stata contestata dal Consiglio dei Ministri, perché il Ministero delle Finanze ha chiesto che i 19 andavano appostati sull’assestamento e non sul rendiconto, come fatto dalla Regione Molise. Era la condizione prevista per contabilizzare i 21 successivamente, così come previsto dal principio contabile del dlgs 118.
Oggi quindi si pone il problema di come e dove reperire oltre venti milioni di euro, stante il bilancio asfittico.
La soluzione, crediamo, non possa arrivare “in Regione”. Ad esempio con un riaccertamento straordinario.
L’unica strada, a mio avviso, è chiedere ed ottenere una deroga con una norma nazionale per distribuire i 21 milioni su più anni e non solo sul 2021. Pare ci siano precedenti illustri, come per la Sicilia.
Si, perché molte Regioni hanno difficoltà finanziare in seguito ai giri di vite delle disposizioni nazionali e quindi al Ministero delle Finanze bisogna chiedere di dare una mano. Fuori dai ruoli politici di opposizione, qui il rischio reale è la tenuta della Regione. Per questo non ho avanzato solo una forte critica, ovvia. Ma ho offerto alcune soluzioni. Quella politica romana, a mio avviso, è l’unica percorribile in questa fase.
Partiamo quindi con un negoziato, magari anche insieme con la Basilicata, che pure ha lo stesso problema e chiudiamo la partita a Roma.
A tal fine, ho presentato un ordine del giorno specifico, attraverso il quale, con il massimo spirito di collaborazione ed unicamente nell’interesse della Regione Molise, il Consiglio impegni il Presidente Toma ad avviare tali trattative per ottenere una deroga normativa, così come successo per altre regioni, al fine di poter ottenere la possibilità di spalmare il disavanzo per più annualità (magari anche molte più di due).
L’atto depositato questa mattina, inoltre, chiede al Governatore di verificare le eventuali alleanze con altre regioni interessate a medesime impugnative e di sensibilizzare le rappresentanze parlamentari.
Ci sarà tempo – aspettiamo le sentenze della Corte Costituzionale – per valutare le capacità tecniche contabili di Toma, che oggi appaiono veramente poche. Ora è indispensabile rimettere a posto i conti e salvare il Molise dall’ecatombe finanziaria, sul cui precipizio siamo arrivati grazie a questo inconcludente e pericoloso governo di centrodestra.

Micaela Fanelli

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