Che la burocrazia abbia i suoi tempi e che questi siano decisamente lunghi è fatto risaputo; motivo questo per il quale non ci si meraviglia più di tanto quando si parla di lungaggini, anche se così non dovrebbe essere. Parlavo tempo addietro con un italiano che viaggia spesso all’estero per lavoro e da lui ho appreso che, soprattutto nei paesi di cultura anglosassone, ci sono pratiche burocratiche, anche importanti, che si licenziano in pochi giorni e con spese irrisorie; in Italia per le stesse ci vogliono domande e contro-domande, registrazioni e passaggi notarili, ispezioni e verifiche preliminari e di fatto tutto questo danneggia, economicamente e psicologicamente, il privato interessato.
La Regione Molise, forse per non farsi parlare ‘bene’, si è sempre distinta per le lungaggini amministrative; non vogliamo oggi parlare dei tempi biblici dei lavori pubblici (la Fondovalle Rivolo, ma anche la chiusura dell’anello di Tangenziale a Campobasso potranno essere citate negli annuari delle incompiute che hanno impiegato più tempo per diventare ‘compiute’). Un fatto ‘leggero’ può essere più utile.
Leggendo l’ordine del giorno della prossima seduta di Consiglio regionale, si apprende che la nomina di due componenti il c.d.a. dell’azienda speciale regionale ‘Molise Acuqe’ è giunta sul tavolo del Consiglio dopo che la trattazione dell’argomento era stata in prima iscrizione nel luglio 2015 e rinviata nel novembre 2016. Ora già rinviare una trattazione d’argomento di oltre un anno sembra un fatto eccezionale, anzi negativamente eccezionale; poi riproporla dopo quasi altri due anni neanche è tanto normale, a prescindere dai motivi che hanno causato tutti questi slittamenti temporali. In sostanza: è possibile che per nominare una parte di un c.d.a. non siano stati sufficienti tre anni? Secondo esempio, sempre iscritto nello stesso ordine del giorno: la nomina di tre membri del Collegio dei revisori dei conti per l’Asarp e l’individuazione del presidente. In questo caso il rinvio della trattazione si era avuto nel febbraio 2016.
Credo che non siano necessari commenti d’approfondimento.
Stefano Manocchio