La sanità molisana è allo sbando e continua a perdere pezzi. L’ultima tragica notizia, in ordine di tempo, è la seria possibilità che il Punto nascita di Termoli chiuda i battenti.
In Consiglio regionale, rispondendo ai nostri atti, il presidente-commissario ha confermato quanto sosteniamo da tempo. Innanzitutto, ha ammesso che i meccanismi contabili utilizzati per pagare le prestazioni dei privati accreditati creano problemi di gestione finanziaria, tanto da mantenerci in Piano di rientro. E non confidiamo che il tandem Toma-Papa possa sbloccare lo stallo dei contratti con gli erogatori privati. Perciò abbiamo ribadito l’inopportunità politica della nomina del suo già consulente giuridico a sub-commissario. Un professionista, lo ricordiamo, fortemente legato agli ambienti di Forza Italia.
Toma ha anche confermato che non intende discutere gli atti di indirizzo in campo sanitario con il Consiglio regionale perché, per l’appunto, siamo commissariati. Come a dire: decido tutto io da commissario, al massimo vi tengo informati da presidente. Dunque, ricapitolando, Toma: è presidente di Regione e commissario, ha suggerito ai ministeri chi nominare come sub commissario, ha nominato il Direttore generale dell’unica Azienda sanitaria pubblica. Uno e trino, è il deus ex machina della sanità molisana.
Un plenipotenziario che, però, continua a recitare il ruolo della vittima, con un incomprensibile scaricabarile. È questo il caso proprio del Punto nascita del basso Molise, che chiuderebbe – secondo lui – per ‘colpa’ del Tavolo tecnico. Ma quegli stessi tecnici ministeriali, quando Toma ancora lamentava di non avere pieni poteri, ci chiedevano di fare i ‘compiti a casa’. Le richieste erano chiare: bisognava risolvere il problema della carenza di personale, ma il reclutamento procede con estrema lentezza. Bisognava anche completare i percorsi ‘Stam’ e ‘Sten’, ma a parte l’acquisto di un’ambulanza neonatale Sten – grazie alle restituzioni del MoVimento 5 Stelle – nulla è stato fatto in quella direzione. Come più volte abbiamo spiegato, il numero minimo di parti in un anno non rappresenta una regola ferrea. Anzi, in diverse realtà si riesce ad andare in deroga a quel limite, ma questa non viene concessa in mancanza di condizioni minime di sicurezza per le partorienti e per i nascituri.
Ancora, già nei primi mesi di pandemia, avevamo previsto che il ‘Centro Covid’ non avrebbe visto la luce se non ad emergenza superata. E, purtroppo, non ci sbagliavamo. In queste ore l’ennesimo annuncio, ma per la famosa torre non è stata posata una sola pietra. E questo è un fatto incontrovertibile.
Possiamo continuare all’infinito questa narrazione, elencando tutte le falle della nostra sanità. Ma ciò che conta, in questo momento, è che il presidente ha ormai pieni poteri e la sanità molisana dipende solo da lui. Quindi gli chiediamo, ancora una volta, di non prendere in giro i molisani.