I Consigli regionali costano alla collettività circa un miliardo di euro (un miliardo e novantacinque milioni per l’esattezza). Neppure la tanto discussa casta dei deputati arriva a tanto: nel 2012 la spesa certificata di Montecitorio non ha superato il miliardo. Il nostro Molise costa a noi molisani 11 milioni di euro. Dove finiscono tutti questi soldi? La fantasia dei politici quando si tratta di sperpero di denari pubblici non ha limiti. Ci sono le spese di rappresentanza dei Presidenti, i gruppi consiliari, il personale addetto al Consiglio e alla Giunta. E ancora consulenze, convegni e incarichi esterni . Altri soldi ogni anno, vengono messi a bilancio per il mantenimento e l’adeguamento delle varie sedi di rappresentanza e poi c’è il relativo parco auto. I consiglieri regionali sparsi nel Paese sono 1110 (945 sono invece i deputati e senatori), a cui vanno aggiunti gli assessori esterni. In alcuni casi anche i benefit dei consiglieri regionali riescono a superare quelli previsti per i parlamentari. La diaria, cioè l’assegno mensile destinato agli eletti per far fronte alle spese di vitto e alloggio nella città dove ha sede l’assemblea, la dice tutta. Mentre i ‘poveri’ deputati se la cavano con 3.500 euro al mese. A diversi consiglieri regionali sul territorio va molto meglio. Il Molise, riconosce ai suoi eletti una diaria minima di ben 4.500 euro netti al mese, esentasse, oltre lo stipendio ed il famigerato art. 7. E poi tanti altri vantaggi. Ci sono poi gli esperti chiamati a offrire le proprie competenze, spesso a fronte di cospicui pagamenti. Non dimentichiamo il parco macchine e le sedi regionali esterne. Nel dettaglio ecco gli aspetti a sostegno della proposta di eliminazione del Molise forniti dalla massima autorità contabile regionale: Partiamo dal bilancio del 2013. Condanne per cinque milioni di euro. Restituzioni di cinquanta euro per ogni famiglia molisana. “Solo nel 2013, sono state emesse condanne per euro 5.219429.52, ingiustamente sottratti alla comunità molisana, che potranno essere utilizzati per soddisfare esigenze dei cittadini del Molise in questo momento in grave difficoltà”. Sulla veridicità del bilancio l’organo di controllo così si esprime: “troppo spesso, il legislatore della Regione Molise non pondera adeguatamente il vincolo finanziario, limitandosi ad una dichiarazione di assenza di oneri, con il rinvio ai mezzi finanziari a disposizione (clausola di neutralità), ovvero senza quantificare quelli pur dichiarati; nonché rinviando direttamente o implicitamente alla Giunta e agli apparati amministrativi la determinazione degli oneri e della loro eventuale copertura (delibera del 22 ottobre 2013 della Sezione regionale di controllo per il Molise)”. Sulla sanità manco a parlarne. La Corte dei Conti, e non io, afferma: “l’obiettivo dell’equilibrio economico è ancora molto lontano, mentre la Regione Molise ‘presenta uno squilibrio di cassa e di competenza fino al 31 dicembre 2012 complessivamente valutato, da ultimo nella riunione del 31 gennaio 2014, in 334 milioni di euro”. Sui costi della politica, la situazione è a dir poco aberrante. Sempre l’organo contabile regionale afferma: “l’auspicio è che si dia intanto il buon esempio con una significativa riduzione dei cosiddetti costi della politica, spostando i mezzi finanziari così recuperati per spese di investimento ed il rilancio della occupazione. Il Consiglio regionale deve saper procedere con decisione ad un saggio taglio a benefit attribuiti ai singoli consiglieri (per tutte valgano le emblematiche vicende – ancora da chiarire nei loro esatti contorni giuridici – dell’indennità per i collaboratori, la vicenda del famoso articolo 7, che ha creato un particolare interesse mediatico, nonché degli incarichi plurimi di ‘portavoce consiliare’ con correlato mancato versamento dei doppi contributi all’Inpgi, (l’istituto di previdenza dei giornalisti), di ingiustificate ed ingiustificabili prebende, collegate alle funzioni amministrative regionali, e di spese per nulla produttive né utili (come spesso avviene con aziende regionali e le società partecipate, nonché con consulenze ed assunzioni di comodo), avvertite dalla cittadinanza come forme di parassitismo a suo danno, nonché ad una oculata gestione dei fondi rimessi ai gruppi consiliari regionali per l’esercizio delle loro funzioni istituzionali”. Il settore consulenze ed incarichi non è da meno. Ancora la Corte dei Conti a ritenere disdicevole l’utilizzazione di denaro pubblico di una importante azienda speciale regionale (Molise Acque ndr), per il pagamento a spese dell’ente di un pranzo, presentato come una ‘conviviale aziendale’, riservata a tutto il personale interno”. “Ma anche nella gestione in sé del personale si denotano cedimenti verso l’illegalità in relazione alla corresponsione di incentivi a pioggia, compensi, indennità speciali ed emolumenti non dovuti senza alcun collegamento all’effettivo svolgimento delle particolari mansioni che li giustificano o con il raggiungimento degli obiettivi, che spesso non sono stati nemmeno posti. Di particolare rilievo è risultata la vicenda della determinazione e liquidazione del trattamento economico e delle correlate indennità a favore del Direttore Generale di importante Azienda regionale. Un fenomeno molto generalizzato, a causa di scarsi controlli, è costituito dal mancato rispetto dell’orario di servizio da parte di personale di varie amministrazioni. “L’aspetto ancora più degradante è stato rappresentato da casi di appropriazione di danaro pubblico, nonché casi di concussione nei confronti di contribuenti da parte di dipendente dell’Agenzia delle Entrate”. Finora la mancata attivazione delle procedure per la dismissione delle società partecipate, per la cessazione delle gestioni anomale dei servizi pubblici locali e per la messa in liquidazione delle società strumentali o di servizi caratterizzate da gestioni antieconomiche. La spesa per le 155 partecipazioni funzionanti in Molise (di cui 69 Consorzi, 3 fondazioni e 83 società) è di 9 miliardi di euro. La mancata previsione di vincoli al debito delle società partecipate può, inoltre, aver favorito forme di abuso dello strumento societario per ricorrere a finanziamenti non consentiti alle amministrazioni di riferimento. Consuntivo di 50 anni di autonomia regionale: “bilancio non risulta positivo, almeno sotto il profilo finanziario”. Può bastare tutto questo a suffragare le tesi di Rizzo sul Corriere della Sera? Allora come uscirne? La nostra idea è semplicissima e prevede un’articolazione territoriale completamente rivoluzionata rispetto a quella attuale spazzando via le Province e le Regioni. Il tutto dovrebbe ruotare su due livelli: lo Stato centrale e i Comuni uniti tra loro da tradizioni e culture simili (sistema questo peraltro già in uso in passato nella nostra Italia)”.
Musacchio (Co.Re.A.):Ecco i motivi validi per eliminare la Regione Molise e non solo!
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