Passata alle cronache come semplice incidente stradale, la morte dei poveri braccianti ai confini del Molise ci racconta tragicamente, ancora una volta, le drammatiche condizioni di vita e di trasporto dei lavoratori in nero (per cui i migranti pagano persino), sfruttati fino allo sfinimento e del fenomeno atavico e pericoloso del caporalato.
La lotta allo sfruttamento della manodopera non è mai stata tra gli obiettivi degli ultimi governi, troppo legati agli interessi delle imprese che dal lavoro nero e dal caporalato traggono profitto. Bisognerebbe qui ragionare seriamente sugli effetti della terribile legge Bossi-Fini che produce scientemente clandestinità, manodopera ricattabile e sottopagata. Un “esercito di riserva” che fa comodo a padronati e latifondisti.
Il Molise poi non è affatto immune dal fenomeno del caporalato, infatti i braccianti si spostano spesso dalla capitanata alle campagne circostanti Campomarino. Nei giorni scorsi abbiamo assistito a Termoli alla roboante campagna mediatica del sequestro dei giochi da spiaggia di alcuni abusivi, con grande orgoglio delle forze dell’ordine impegnate sul territorio nel contrasto ad un fenomeno tanto “pericoloso” come quello della vendita di salvagenti e gonfiabili. Se lo stato di legalità vale per le spiagge, il rispetto dei diritti dei lavoratori e i diritti di cittadinanza per noi valgono ancora di più, valgono sempre e ovunque.
Per questo Rifondazione Comunista aderisce e partecipa attivamente allo sciopero dei braccianti indetto per oggi 8 agosto dall’USB. Convinti che l’unica risposta contro la mercificazione e la schiavitù sia l’unità di tutti i lavoratori, sosteniamo ogni iniziativa di contrasto al caporalato quale punto di partenza e non di arrivo di una lunga e impegnativa lotta per l’alternativa di sistema e questo perché -mutuando un passaggio di un articolo del compagno Gianluca Nigro- la lotta dei lavoratori nelle campagne è soprattutto lotta di classe, una lotta materiale. (PRC Molise)