Ci risulta siano 20 i milioni di euro che saranno assegnati dal ministero della Difesa per la
realizzazione del Piano straordinario per l’individuazione delle aree che dovranno essere destinate ad ospitare nuovi centri di permanenza per i rimpatri, i noti CPR.
Senza girarci intorno luoghi non molto lontani da veri e propri centri di detenzione a cielo più o
meno aperto. Sono tante le inchieste portate avanti dalle associazioni, dai giornali, dai lavoratori e dalle lavoratrici del terzo settore e non soltanto, che hanno evidenziato il non rispetto e il non diritto alla vita, alla salute, alla libertà delle persone che si trovano e che si ritroveranno a breve per 18 mesi – il massimo previsto ed adottato – in questi ‘non luoghi’.
Rifiutiamo questo racconto che va avanti da tempo. Rifiutiamo il voler continuare a far credere che il più grande dei ‘problemi’ dei nostri territori sia l’altro o l’altra che chiede accoglienza.
Aggiungiamo come non sia poi in fondo neppure corretto parlare e dividere le persone come se
fossero oggetti: tra richiedenti asilo e beneficiari/e dello status da asilo. Ci sono molteplici variabili e storie diverse e questo chi lavora nel settore può garantirlo.
Aggiungiamo come non si possa neppure affermare come senza questa protezione si possa
procedere con il rimpatrio. Spesso non ci sono gli accordi con i Paesi di origine e questo rende
impossibile procedere con il rimpatrio delle persone – sempre se qualcuno/a pensi sia giusto farlo.
Anche in Molise si vocifera della necessità di dover rispondere ad un Governo che chiede di
procedere in tal senso. Di realizzare un centro di permanenza rimpatri possibilmente in località a bassissima densità abitativa e facilmente perimetrabile e sorvegliabile al fine di non creare disagio e insicurezza.
Ecco, a questo bisognerebbe rispondere di no. Svuotiamo e non curiamo poco i SAI – il Sistema di accoglienza e integrazione – la gestione dell’accoglienza che i Comuni, anche del Molise, insieme al prezioso contributo del terzo settore e continuiamo a parlare di filo spinato.
Continuiamo a voler essere per un’Italia accogliente, a voler supportare il lavoro delle persone che se ne occupano ogni giorno, alla tutela di coloro che dobbiamo e vogliamo accogliere, a raccontare di come l’accoglienza cambia e di cosa e chi c’è dietro, a raccontare le condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici che muoiono di fame, in un Molise che di località a bassissima densità abitativa è pieno ma non di certo per la minaccia o per colpa dello ‘straniero’.
Sabrina Del Pozzo
Segretaria Confederale CGIL Molise