In occasione del 50° anniversario dell’entrata in vigore della legge del 2 febbraio 1970 che istituiva la Provincia di Isernia, il Presidente del Consiglio regionale, Salvatore Micone, ha dichiarato:
“Con l’entrata in vigore della legge che istituiva la Provincia di Isernia, il 3 marzo del 1970, si concludeva positivamente un lungo e difficile cammino, non privo di contrapposizioni a volte aspre, iniziato nel 1810 con una prima supplica, evidentemente non ascoltata, rivolta dal territorio pentro, e segnatamente dalla città di Isernia, al sovrano del regno di Napoli Gioacchino Murat, per il riconoscimento di un’autonomia provinciale. Iniziative in tal senso riebbero vita appena dopo la seconda guerra mondiale. In quel periodo così difficile e complesso, infatti, Isernia e il suo territorio, appena usciti da un drammatico bombardamento e da un contrasto forte tra i tedeschi e gli alleati, immaginavano la rinascita attraverso un’autonomia provinciale che era vista come un’occasione di riscatto e una possibilità di sviluppo e rinnovamento.
Accanto alle proposte parlamentari di Ciampitti prima, nel 1952, e di Di Giacomo poi, nel 1954, che però non ebbero esito positivo per il termine delle rispettive legislature, si registrò un forte fervore da parte di decine e decine di Sindaci e di gran parte del tessuto socio-economico locale, che sostennero con forza e determinazione la propria richiesta di autonomia provinciale nei confronti dello Stato centrale. Si arrivò addirittura a dei veri e propri moti, alcuni dei quali, bisogna ricordarlo, anche in dissenso rispetto all’istanza autonomista. Non mancarono, difatti, posizioni diversificate anche da parte dei Consigli comunali di Venafro, Larino e Termoli, portatori di altre posizioni rispetto alla sola creazione della nuova Provincia.
Purtuttavia l’istanza della Provincia autonoma seppe superare anche queste divisioni su un piano di confronto istituzionale, politico, culturale, programmatico e ideale. Un superamento di divisioni che fortificò le basi pratiche e fattuali di quella identità regionale che sfociò, dopo un altrettanto lungo e complesso percorso, nella realizzazione delle Regione Molise, in riconoscimento di un afflato territoriale corale che chiedeva autonomia e possibilità di autodeterminazione all’interno delle dinamiche costituzionali. Frutto di questo clima di unità di intenti fu l’iniziativa legislativa presentata alla Camera dei Deputati il 30 aprile 1963, dei parlamentari molisani Sedati, Di Lisa, Vecchiarelli, Palmiotti e Tedeschi, che divenne poi legge dello Stato dopo la lettura del Senato, il 2 febbraio 1970.
Un’iniziativa voluta e sostenuta da tutti i comuni interessati, ma anche dalla Provincia di Campobasso, e che trovò sponda in vari ambienti politici a Roma, anche perché sostenuta dai buoni auspici di personalità del calibro di Aldo Moro, allora Ministro degli Affari Esteri, Amintore Fanfani, Presidente del Senato, e Sandro Pertini, Presidente della Camera dei Deputati. Oggi commemoriamo questo traguardo che fu sicuramente un successo dell’intero territorio isernino, ma fu anche una vittoria di tutta la Regione Molise che poté rendere più dinamica e incisiva la sua azione di programmazione, confrontandosi con i diversi livelli istituzionali. La costituzione della Provincia e l’autonomia regionale sono fulgidi esempi di come una classe politica avveduta e coraggiosa, operando con unità di intenti in rappresentanza di un popolo tenace, può vincere battaglie politiche e istituzionali di grande portata storica. Battaglie che, invece, possono essere perse –come accadde in quegli anni- da territori più grandi e più forti. Quelle autonomie portarono la presenza dello Stato sul nostro territorio, con le sue diramazioni e articolazioni regionali e provinciali.
Ciò, ovviamente, in aggiunta alla operatività di organismi di rappresentanza politica come i Consigli regionali e provinciali, che di concerto con gli Enti locali poterono dar vita ad un’idea di sviluppo confacente alle peculiarità del territorio e della popolazione molisana e isernina nello specifico. Condizioni queste che portarono la nostra terra ad un’inedita innovazione sociale, economica, produttiva, commerciale e culturale.
I Ciampitti, i Di Giacomo, i Sedati, i Vecchiarelli, i Palmiotti, i Tedeschi, ma anche i D’Uva e i Santoro, come tutti coloro i quali ebbero un ruolo nell’istituzione della Provincia di Isernia, e in generale della Regione Molise, guardano a questa classe dirigente di oggi chiedendole di difendere quelle conquiste da politiche nazionali di riduzione, di razionalizzazione e di contenimento della presenza degli organismi dello Stato, oltre che da politiche economiche di assegnazione delle risorse pubbliche basate quasi essenzialmente su logiche di scala e su parametri territoriali e demografici che ci penalizzano.
Questo cinquantenario deve essere l’occasione per ritrovare l’entusiasmo e la determinazioni e tra le istituzioni regionali, provinciali, comunali, oltre che tra l’associazionismo socio-economico e tra il mondo dell’istruzione e della cultura, di lavorare inseme, facendo squadra, per difendere il diritto dei molisani di progettare il proprio futuro avendo a disposizione le necessarie dotazioni strumentali ed economiche confacenti alle proprie esigenze. Dobbiamo trovare la forza di superare, come accadde per la creazione della Provincia di Isernia, le nostre differenze politiche e localistiche per assicurare concretezza ed operatività a quelle conquiste che i nostri avi politici ci hanno lasciato in
custodia”.