Una sfida che oggi diventa una tappa obbligata: la medicina territoriale è finalmente un progetto concreto di riforma, un preciso impegno che il Molise – afferma la consigliera regionale Patrizia Manzo – dovrà per forza assumere alla luce delle progettualità contenute nel Piano nazionale di resistenza e resilienza.
L’assistenza sanitaria di prossimità – tema esploso durante i lunghi mesi di emergenza pandemica – è al centro dell’attenzione del Governo. Nel Pnrr, dalla cui piena riuscita dipende il futuro del Paese e quindi anche del Molise – regione compressa tra l’inarrestabile spopolamento, la carenza di servizi, l’incapacità di offrirne di adeguati alle esigenze di una popolazione sempre più anziana –, la medicina territoriale trova uno spazio specifico corroborato da un importante stanziamento complessivo di fondi: 20,23 miliardi di euro.
Il Governo ha scelto convintamente di percorrere questa strada. A che punto siamo in Molise?
Da qualche settimana – continua la consigliera – la Quarta Commissione consiliare, impegnata da una mia specifica richiesta, sta affrontando l’argomento in maniera puntuale: abbiamo prima audito le associazioni che hanno messo su carta un progetto sanitario assistenziale territoriale, poi abbiamo incontrato la dirigenza Asrem e i vertici dei distretti sanitari dai quali abbiamo avuto conferma di come sia ormai un argomento non più rimandabile.
Finalmente, mi viene da dire: l’argomento sul quale mi sono battuta in Aula – spesse volte circondato dal disinteresse, emarginato dai ragionamenti e sovrastato sempre dalla necessità di realizzare interventi tampone che, mi rendo conto, servivano ad affrontare le impellenti necessità che abbiamo sofferto durante la pandemia – irrompe nel dibattito politico e chiama a scelte che saranno il pilastro della sanità del prossimo futuro che supererà la visione ospedalocentrica con un approccio finalmente complessivo per soddisfare il diritto alla salute.
La sanità arriverà dal paziente attraverso le strutture territoriali dedicate oppure con una capillare assistenza domiciliare che potrà essere realizzata anche con l’aiuto della tecnologia. Il cittadino sarà assistito nel suo ambiente (se le condizioni cliniche lo consentiranno, è evidente), evitando ricoveri spesse volte inappropriati perché non commisurati alla gravità del caso medico da trattare.
Un progetto al quale lavora il gruppo di riforma dell’assistenza territoriale – istituto nel marzo 2021 e coordinato dal direttore dell’Agenas – impegnato nell’elaborazione del piano per il miglioramento dell’assistenza sanitaria e della rete sanitaria territoriale attraverso il potenziamento della qualità e della sostenibilità dell’assistenza per superare la frammentazione e la mancanza di omogeneità dei servizi offerti nelle diverse regioni italiane. Sono le parole messe agli atti nel corso dell’audizione in Commissione Salute al Senato del sottosegretario Sileri. Datate 18 maggio.
Dichiarazioni del Governo, quindi. Chiare, inequivocabili, che rimandano concretezza visti gli impegni economici che serviranno per consolidare il ruolo dei distretti sanitari nella pianificazione delle azioni, della prevenzione primaria e secondaria in ambito sanitario e sociale con particolare, riguardo alla popolazione vulnerabile; per rafforzare il ruolo delle case di comunità, punto di riferimento locale per i bisogni socio sanitari della comunità di riferimento; per migliorare l’assistenza a domicilio, con riguardo alle persone vulnerabili e con disabilità; per sviluppare tecniche di monitoraggio remoto e domotica; per promuovere lo sviluppo di nuovi progetti e soluzioni di telemedicina all’interno dei sistemi sanitari regionali per l’attuazione dell’approccio di assistenza a distanza alla salute, con particolare riguardo ai pazienti cronici; per definire le funzioni degli ospedali di comunità allo scopo di ridurre il ricovero ospedaliero nelle strutture per acuti da riservare ai pazienti che necessitano di assistenza infermieristica e medica continua.
Personalizzare l’assistenza sanitaria: altro che la creazione di un nuovo ospedale a metà strada tra Isernia e Venafro così come la Giunta regionale del Molise aveva suggerito nella prima fase delle progettazioni dei fondi del Recovery Found! Oltre venti miliardi di euro per concretizzare il progetto di medicina territoriale: risorse importanti che sono accompagnate da un progetto di riforma complessivo e multilivello che si snoda attraverso diversi step. Il primo: definire gli standard strutturali, tecnologici e organizzativi dell’assistenza sanitaria in condivisione con le Regioni, il che significa ristrutturare una vasta gamma di servizi che spaziano dall’assistenza primaria ai consultori familiari, all’area della salute mentale salvaguardando le peculiarità di ogni area del Paese. Il secondo: l’approccio one health che lega salute, benessere, ambiente e clima per una attenzione globale che, dopo l’emergenza Covid, non può essere più trascurato. Terzo step: riformare il rapporto tra salute e ricerca scientifica.
Un processo di riforma che, quindi,- conclude la Manzo – ha come obiettivo l’effettiva equità di accesso della popolazione alle cure sanitarie e sociosanitarie con un nuovo assetto istituzionale in grado di gestire la tematica salute-ambiente-clima in sinergia con lo sviluppo economico del Paese, spingendo fortemente sulla ricerca.
Non è più il libro dei sogni.