La Procura di Palermo ha fermato 5 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa e favoreggiamento. In carcere, tra gli altri, sono finiti il capomafia di Sciacca Accursio Dimino e Antonello Nicosia, membro del Comitato nazionale dei Radicali italiani per anni impegnato in battaglie per i diritti dei detenuti. Secondo la Procura, Nicosia avrebbe fatto da tramite tra capimafia, alcuni dei quali al 41 bis, e i clan, portando all’esterno messaggi e ordini. Nicosia, secondo i magistrati, non si sarebbe limitato a fare da tramite tra i detenuti e le cosche, ma avrebbe gestito business in società con il boss di Sciacca . L’inchiesta, condotta da Ros e Gico, è coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Gery Ferrara e Francesca Dessì.
Antonello Nicosia, 48 anni, radici a Sciacca, in provincia di Agrigento, conduttore di un programma in Tv, «Mezz’ora d’aria», direttore dell’Osservatorio internazionale dei diritti umani onlus, componente del Comitato nazionale dei Radicali italiani e collaboratore di Pina Occhionero, deputata eletta in Molise, recentemente passata da Liberi e Uguali alla formazione renziana di Italia Viva.
Giuseppina Occhionero: “Le parole e il curriculum di Nicosia non corrispondevano alla realtà. Grazie a magistratura e forze dell’ordine”
“Ringrazio la magistratura e le forze dell’ordine per lo straordinario lavoro di contrasto alla mafia. Da ciò che emerge dalle notizie riportate sui giornali quello che diceva e scriveva Nicosia era ben lontano dalla verità, arrivando a veicolare messaggi mafiosi per conto dei detenuti. Quello che si legge nelle intercettazioni e’ comunque vergognoso e gravissimo”.
Lo
dichiara la parlamentare di Italia Viva Giuseppina Occhionero.
“La
collaborazione con me, durata solo quattro mesi, era nata in virtù
del suo curriculum, in cui si spacciava per docente universitario
oltre che di studioso dei diritti dei detenuti. Non appena ho avuto
modo di rendermi conto che il suo curriculum e i suoi racconti non
corrispondevano alla realtà -spiega – ho interrotto la
collaborazione. Le visite in carcere peraltro sono parte del lavoro
parlamentare a garanzia dei diritti sia dei detenuti sia di chi vi
lavora“.
“Ora sono profondamente amareggiata, ma la giustizia
farà il suo corso. Mi auguro nel più breve tempo possibile. Pur
essendo del tutto estranea alla vicenda – conclude Occhionero-,
sono comunque a disposizione della magistratura per poter fornire
ogni elemento che possa essere utile”.