È sempre più chiaro che il presidente Toma ha tenuto sotto scacco la sanità molisana per tre anni. Questa volta parliamo dei contributi che avrebbero potuto dare ossigeno al Molise, ma che non venivano erogati per la mancata collaborazione del governatore.
È infatti dal 2015 che la sanità molisana non riceve le cosiddette ‘premialità’: dei fondi già stanziati a livello governativo, ma vincolati al raggiungimento di determinati obiettivi, come i Lea (Livelli essenziali di assistenza) e i conti in regola. Per ‘conti in regola’ si intende anche che la Regione è tenuta a versare il surplus delle accise, derivanti da Irap e Irpef, alla Gestione sanitaria accentrata.
Abbiamo più volte sollevato il problema, coinvolgendo il Ministero della Salute, la Corte dei Conti e la struttura commissariale. Anche la Ragioneria dello Stato si è espressa chiaramente: ‘La Regione Molise sta ritardando dal 2015 il trasferimento delle risorse che lo Stato ha già erogato alla Regione, destinate al sistema sanitario e che il bilancio regionale sarebbe obbligato a trasferire senza ritardi. (…) In tali termini occorre risolvere tali criticità con la Regione Molise prima di trasferire al bilancio regionale ulteriori risorse senza la garanzia di un tempestivo trasferimento al sistema sanitario’.
In altre parole: ci chiedete fondi straordinari per superare il deficit, ma come possiamo risanare i conti della sanità molisana se non abbiamo la certezza che la Regione destini le risorse allo scopo per cui le riceve?
Lo scorso 16 giugno il portavoce M5S Antonio Federico ha elaborato, di concerto col Ministero della Salute e con Agenas, un emendamento per: sbloccare le risorse straordinarie necessarie ad una drastica riduzione del deficit sanitario, anche senza attendere il raggiungimento degli obiettivi sopra richiamati; trasferire personale da Agenas alla struttura commissariale. Questo provvedimento avrebbe rappresentato una svolta decisiva per il Molise. Ma, mentre Toma annunciava l’arrivo di 100 milioni (cifra priva di riscontro), la sua compagna di partito Casellati bocciava l’emendamento ‘salva Molise’. Eppure era stato lo stesso Ministero della Salute a chiedere la massima collaborazione di tutte le forze politiche e del presidente di Regione. Cos’ha fatto Toma per ottenere quei fondi di vitale importanza? Nulla.
Ecco allora che il cerchio si chiude: il presidente ha lasciato che la sanità molisana andasse in malora, per un suo tornaconto personale. Durante il suo mandato i Livelli essenziali di assistenza (i servizi sanitari, per intenderci) stanno gravemente peggiorando. Ma la cosa che davvero contava per Toma era diventare commissario, accentrare a sé tutti i poteri. Non gli importava che, per ottenere questo incarico, stava condannando i molisani a tre anni di sanità allo sfascio. Non si è fatto scrupoli, neanche in pandemia.
Il 12 agosto scorso, a pochi giorni dalla sua nomina a commissario, guarda caso Toma si ricorda di quei trasferimenti da fare alle casse sanitarie. Questo atto, arrivato con 3 anni di ritardo – più volte chiesto da noi, da Agenas, Ministeri di Salute e Finanze, nonché dai precedenti commissari – dimostra che Toma ha giocato a braccio di ferro sulla pelle dei molisani. Tutto al solo scopo di spuntare la nomina, con buona pace del diritto alla salute dei molisani, che intanto hanno continuato a pagare le tasse più alte d’Italia e fruito di una delle peggiori sanità. Ora il presidente commissario potrà fare uscite trionfali, ergendosi a salvatore della patria, ma i molisani devono sapere che li ha presi in giro. Da presidente, poteva fare tanto per migliorare i servizi sanitari ed avrebbe trovato la massima collaborazione istituzionale, se avesse voluto. Invece il suo cruccio era ottenere altro potere, fregandosene letteralmente della salute dei cittadini.