«È ormai risaputo che l’onestà intellettuale sia un valore raro in politica, ma è davvero imbarazzante vedere politici e aspiranti tali mistificare fatti oggettivi pur di gettare fango sull’avversario di turno.
È un dato di fatto che anche il Governo abbia valutato costituzionale la norma, contenuta nell’art. 11 della Legge di stabilità regionale, con la quale è stata abrogata l’incompatibilità e con essa, soprattutto, quel meccanismo perverso della supplenza che aveva l’unico scopo di far proliferare poltrone. E non è un caso che l’abrogazione sia stata votata sia dalla maggioranza di centrodestra che dal Movimento 5 Stelle.
I dubbi sollevati dal Governo si riferiscono, invece, alla norma contenuta nell’art. 12 della Legge di stabilità che riguarda esclusivamente l’interpretazione autentica delle disposizioni sulla modalità di sostituzione dei consiglieri decaduti e, quindi, in alcun modo incide sulla scelta operata in Consiglio con l’approvazione dell’art. 11.
Ad ogni buon conto, si è stranamente omesso di sottolineare come il procedimento con cui il Consiglio regionale ha proceduto alla sostituzione dei consiglieri decaduti non sia stato deciso da me, bensì dal presidente Micone che, peraltro, si è attenuto ad una prassi consolidata, mai contestata in passato, e messa sotto accusa da chi ora si erge a paladino della legalità.
Peraltro, l’art. 12, contrariamente a quanto sostenuto da qualcuno, non ha affatto inciso sul giudizio pendente innanzi al TAR Molise e definito con sentenza la settimana scorsa. Chi ha letto la decisione sa bene che il Tribunale non solo ha dichiarato il difetto di giurisdizione, ma ha anche evidenziato come la deliberazione consiliare di sostituzione dei consiglieri decaduti sia un atto a contenuto obbligatorio, confermando, quindi, nella sostanza, la correttezza dell’interpretazione fornita con l’art. 12».
Così il presidente della Regione, Donato Toma, in relazione alle osservazioni fatte dal Governo sulla Legge di stabilità regionale.