Ebbene sì, lo ammetto. Sulla sospensione dei contributi previdenziali post sisma ai dipendenti delle ex Asl sono responsabile. Responsabile di aver chiesto un vantaggio straordinario per i cittadini molisani all’allora governo nazionale guidato da Berlusconi che ha concesso loro lo stipendio a lordo.
Forse è per questo che non capisco le accuse lanciate dall’attuale presidente della Regione Molise tanto che mi è sorto il dubbio: non so se Donato Toma mente sapendo di mentire oppure, per sfogare tutta la sua acredine nei miei confronti tira fuori la sua scorrettezza, umana ed istituzionale, annunciando prima in Consiglio e poi sulla stampa addebiti di responsabilità inesistenti al mio governo.
Secondo Toma, infatti, io sarei responsabile del “macigno” che lui oggi si trova ad affrontare, e cioè la restituzione di 86milioni di euro di contributi sospesi negli anni passati (50 milioni contributi, 30 milioni la mora).
Si racconta invece che Donato Toma non si sia presentato all’incontro per la transazione organizzato a settembre scorso dal dg Asrem Sosto con il presidente dell’INPS Tridico.
Se fosse vera questa notizia, spero che quell’assenza non abbia pregiudicato la possibilità di recuperare.
La mancata presenza di Toma ad un incontro cruciale per i nostri cittadini ha lo stesso suono delle assenze strategiche di Frattura: Toma sta a Tridico come Frattura sta a Balduzzi.
In fondo non è una novità la preferenza di Toma sulla strada intrapresa da Frattura.
Basti guardare la scelta sulla massima dirigenza. In nessun posto d’Italia un neo presidente di diverso colore politico conferma la fiducia a chi deteneva la stessa fiducia dai suoi avversari. Le conseguenze sono palesi: se Toma continua a farsi fare le relazioni dalla stessa persona, continuerà a snaturare il significato politico della sua presenza in regione continuando a tradire il popolo di centrodestra che ad aprile del 2018 ha chiesto a gran voce un cambiamento che di fatto non c’è stato.
Il mio errore sarebbe stato quello immettere una iniezione di economia in Molise quando nel 2003, dopo il terremoto e l’alluvione, il mio governo regionale ha ottenuto con una legge specifica la sospensione dei contributi? E’ vero e non me ne pento.
La mia colpa sarebbe stata quella di aver provveduto ad ottenere un vantaggio, seppur temporaneo, per cittadini e imprese vista l’attività produttiva stagnante su tutto il territorio regionale a causa proprio delle calamità? Ebbene sì, è tutto vero. E lo rifarei.
E quando si entrò nella fase della restituzione dei contributi, io ho lottato per difendere la mia terra. Ho fatto una battaglia verso il governo nazionale, con Prodi che aveva inserito nella finanziaria una norma che dichiarava non legittime le sospensioni dei contributi per i soli enti pubblici. I senatori Astore e Di Giacomo presentarono un provvedimento che stabiliva la rateizzazione delle somme. Lì nasce l’apertura del contenzioso, che non è ancora chiuso, perché il Molise merita lo stesso trattamento che hanno avuto in precedenza altre regioni, come le Marche e l’Umbria, che in occasioni di calamità naturali hanno goduto della mancata restituzione delle somme. Leggo che Toma parla di una legge approvata nel periodo di Frattura. Si tratta della legge 11 del 2016 approvata il 28 settembre per la precisione. E allora forse sarebbe il caso di chiedere all’allora presidente del Consiglio Cotugno, oggi assessore di Toma, maggiori spiegazioni sull’argomento. Oppure potrebbe chiedere all’altro suo assessore, Vincenzo Niro.
E sull’argomento, interessante sarebbe sapere cosa ne pensa anche l’avvocato Patroni Griffi, nominato dall’Asrem.
Intanto annuncio che ho fatto richiesta di accesso agli atti, con la speranza che il governo regionale non si trinceri dietro la classica negazione della pubblicità degli atti, per tornare sull’argomento. Stavolta in aula.
Michele Iorio