Apprendo con grande stupore dagli organi di stampa che il consigliere del M5S, Andrea Greco, per l’ennesima volta, utilizza il mio nome per ottenere notorietà un tanto al chilo. Il tutto in tempo di emergenza. Non è una novità, del resto: il mondo è pieno di gente che, non potendo brillare di luce propria, cerca visibilità altrove.
Un trucco vecchio come il mondo. Eppure non ho mai avuto il piacere di incontrare e conoscere il signor Greco. Conosco però, avendo letto le cronache nazionali, la sua storia familiare e tanto basta per ritenermi lontano anni luce dal suo modo di pensare e gestire i rapporti umani e politici. Capisco tuttavia, da cittadino di questa terra, prima ancora che da imprenditore e politico, le difficoltà di chi, non avendo mai lavorato un giorno in vita sua e vivendo esclusivamente di politica, si trova a dover dare un senso al proprio ruolo e una giustificazione agli occhi del proprio elettorato. Lo comprendo.
Non mi aspetto la riconoscenza e il rispetto che si dovrebbe nei confronti di chi, con sacrificio e dedizione, contribuisce da decenni alla crescita dell’occupazione nella nostra piccola Regione. Ma credo che si stia andando oltre il ridicolo.
L’ossessione di Greco nei confronti della mia persona sta assumendo contorni patologici. Per cultura e storia personale ho sempre cercato di rifuggire dalle polemiche sterili e fine a se stesse. Eppure mi trovo costretto ad intervenire, non tanto per rispondere nel merito delle accuse quanto piuttosto per cercare di offrire un aiuto ad un ragazzo in evidente stato confusionale. Accuse, peraltro, ridicole: sono stato tra i primi a proporre al sindaco di Larino la realizzazione di un centro di ricerca specializzato per la cura delle malattie infettive.
In uno dei momenti più critici della storia d’Italia dal secondo dopoguerra ci si aspetterebbe, da parte di chi ricopre incarichi di natura politica, un minimo di senso di responsabilità e di rispetto. Ciò non significa rinunciare al ruolo e alle funzioni proprie di un’opposizione politica, ci mancherebbe. Il M5S è forza di Governo e in tante regioni svolge un’attività politica che, seppur criticabile da un punto di vista programmatico e ideologico, è certamente da rispettare. Peccato che ciò non valga per il M5S molisano, ormai ostaggio della dittatura demagogica di Greco che fa della denigrazione altrui e della violenza verbale la propria cifra stilistica. Non è il tempo delle polemiche, si è detto in questi giorni, e piu’ volte il Presidente Mattarella ha sottolineato la necessità di remare tutti dalla stessa parte.
Ma ciò non è bastato al signor Greco, che da mesi oramai è impegnato in un’altra battaglia, tutta personale: far aumentare i propri consensi e i “like” sui suoi social tirando in ballo il sottoscritto, nella speranza di offuscare le proprie responsabilità nella sconfitta elettorale alle ultime regionali. C’è una parola per questo tipo di atteggiamento: sciacallaggio.
A Greco posso solo dare un consiglio: quello di mettere da parte per qualche giorno il proprio ego e di vergognarsi. In questi giorni drammatici c’è un’Italia migliore a cui dare assistenza e ascolto. L’Italia perbene. Quella che non gli somiglia per niente, per fortuna.