“La candidatura dell’antichissima pratica della ‘Transumanza’ a patrimonio culturale immateriale dell’umanità Unesco, presentata ufficialmente dal Ministero delle Politiche Agricole del nostro Paese, è una bellissima notizia per l’Italia e per il nostro Molise.
Un passo importante nella direzione del riconoscimento di un patrimonio culturale, sociale e ambientale che non solo ci riempie di orgoglio ma che credo possa rappresentare un’importantissima possibilità di crescita e sviluppo per le nostre aree interne”. Lo afferma in una nota Aldo Patriciello, europarlamentare molisano e membro della commissione ambiente del Parlamento europeo, all’indomani della candidatura presentata a Parigi dall’Italia – insieme a Grecia e Austria – per ottenere il riconoscimento di patrimonio culturale immateriale dell’umanità Unesco.
“La transumanza è storia, tradizione, cultura, ambiente – spiega Patriciello. Il Molise, in una parola. Per questo è fondamentale sostenere con convinzione questa candidatura che potrebbe finalmente dare alla nostra Regione un riconoscimento Unesco di cui fino ad oggi è sprovvista nonostante la ricchezza storica, architettonica e paesaggistica dei nostri territori”.
In un momento in cui da più parti si paventa la soppressione della nostra Regione, – continua l’eurodeputato azzurro – credo questa candidatura sia l’occasione giusta per riaffermare l’importanza di difendere uno dei tratti che meglio descrivono il Molise. Un racconto fatto di riappropriazione della propria terra, della propria storia, delle proprie tradizioni e dei prodotti tipici locali; di condivisione di emozioni, esperienze, conoscenza del territorio, stimoli e suggerimenti per costruire occasioni utili e strategiche per lo sviluppo sostenibile investendo sul patrimonio naturalistico e zootecnico.
Dobbiamo ringraziare tutti coloro che sono da sempre impegnati nella difesa e nella promozione di una ricchezza fondata su tradizioni, cultura, sapori e conoscenze, a cominciare dagli amministratori e i cittadini dei Comuni interessati, le associazioni, i produttori, gli allevatori, la famiglia Colantuono e, non da ultimo, il Centro di ricerca Biocult dell’Università del Molise”.