La riflessione: “SI ALLE MACRO REGIONI, NO ALLO SMEMBRAMENTO DEL MOLISE!”


Con l’ istituzione delle Regioni la spesa pubblica ha oltrepassato quelli che erano e sono i bisogni dei cittadini ed ora è ineludibile la necessità di una modifica radicale dell’ ordinamento regionale. 
Le Regioni, forse con qualche eccezione, unitamente al modo in cui sono state amministrate (o male amministrate), hanno determinato l’ enorme lievitazione della spesa pubblica (non sempre produttiva). 


E’ difficile tenere sotto controllo e ridurre la spesa pubblica se non continuando, dopo le province, a rivedere con efficacia il sistema regionale che sicuramente è stato la causa principale di una gestione finanziaria pubblica non sempre parsimoniosa. 
Non penso che le Regioni debbano essere soppresse del tutto, ritengo, però, che debbano essere riviste nella loro articolazione territoriale e con una nuova e diversa organizzazione che non potrà che essere meno penalizzante per i cittadini. 
E’ inutile, quindi, girarci intorno: le macro regioni sono necessarie!
Tutto sta nel procedere con accortezza e senza sminuire le identità di ogni singola realtà regionale.
Ed allora, proprio in virtù di questa valutazione, e per una Regione quale è la nostra, sempre più destinata alla emarginazione, è indispensabile e, credo, inevitabile ragionare in termini di allargamento del territorio regionale. 

Solo in questo modo potremo salvaguardare anche i nostri piccoli centri da una sempre più incisiva emarginazione. Tali segnali, che pochi ricordano, arrivano da lontano e si sono concretizzati nel silenzio assoluto di chi oggi lamenta tale situazione (mi riferisco principalmente ai tanti politicanti di turno): quanti Uffici, Direzioni (Enel, SIP, Ferrovie, Provveditorati, Ufficio Regionale Scolastico), servizi pubblici (linee ferroviarie, automobilistiche..) lentamente sono stati ridotti o addirittura soppressi? Ignoriamo l’ interminabile elenco di ciò che il Molise ha già perso e continua a perdere (ospedali, scuole, uffici postali, tribunali, ufficio giudice di pace)? 

Pensare che battersi per la conservazione dell’ autonomia regionale possa essere la soluzione migliore, trascurando altre forme di aggregazione, credo sia illusorio nei tempi difficili in cui viviamo.

Non è solo un problema di identità che, comunque, non verrebbe meno. E, soprattutto, non sono e non possono essere definiti traditori del Molise tutti coloro che realisticamente ritengono che nelle attuali situazioni sia utopistico pensare di poter conservare una autonomia che, diciamocela tutta, non è stata valorizzata. 
Le opportunità per il Molise sono state buttate al vento!
Questa nostra Regione, se fossero state valorizzate e potenziate le peculiarità del suo territorio (aria, ambiente, risorse artistiche, culturali, archeologiche e paesaggistiche, agroalimentare e così via) avrebbe potuto e dovuto essere una piccola Umbria o una piccola Valle d’Aosta. Tutto ciò non si è realizzato e tutti i soggetti politici, sindacali, imprenditoriali, istituzionali, non sono esenti da colpe, non avendo saputo compiutamente utilizzare l’ intempestivo distacco dall’ Abruzzo e, dunque, salvaguardare la nostra autonomia. 

E’ assurdo spostare verso Sud i confini del Molise (per ovvii motivi!). Invito tutti, prescindendo dalle rispettive posizioni, e, principalmente, gli attuali rappresentanti istituzionali ad accantonare sterili contrapposizioni e infruttuosi preconcetti e a lavorare per raggiungere una soluzione condivisa e meno penalizzante per il Molise, che, secondo me, non può prescindere dalla riunificazione con l’ Abruzzo, nella prospettiva di una macro regione che includa le Marche e, qualora non sufficiente (secondo quello che sarà il nuovo ordinamento regionale), anche il Lazio e l’ Umbria.
E’ evidente che sia impossibile che ciò avvenga solo per il Molise. Inoltre, la proposta di legge dell’ On. Morassut (PD), pur con tanti elementi da discutere, rivedere e modificare, una su tutte l’ assurdità di dividere in due il Molise ed inserirlo in contesti regionali diversi, va nella direzione che, già negli anni 1990, uno studio della Fondazione Agnelli proponeva, ovvero la costituzione di 12 macroregioni o aree di sviluppo diffuso. Tale studio, già allora, prevedeva 22mila miliardi di risparmio generati dall’operazione di accorpamento, senza nuove tasse e senza spese ulteriori.

Non c’è altra strada da percorrere se non quella di dimezzare il numero delle Regioni, accorpare quelle più piccole, non tanto e non solo per ridurre sperperi e clientele, ma, soprattutto, per snellire e deburocratizzare il sistema, semplificarne l’assetto organizzativo e aumentarne l’efficienza e l’ efficacia.

Costituire una sola regione medioadriatica Marche-Abruzzo-Molise (nella sua interezza e non smembrato, come lo vorrebbe l’ On. Morassut!) permetterebbe di meglio valorizzare il maggior gettito fiscale, oltre a ridurre le spese correnti, i consumi intermedi, stipendi, rimborsi, indennità, etc., consentendo anche un forte risparmio attraverso l’ unificazione delle varie autorità, agenzie, consorzi, enti, imprese pubbliche, che, con la loro proliferazione, hanno causato e causano dispendio di tempi e costi.

Un esempio su tanti: nel 2012, i consigli regionali di Abruzzo, Marche e Molise, sommati, sono costati all’ incirca 60 milioni di euro; se avessimo un unico consiglio regionale, almeno la metà di questa cifra sarebbe liberata, insieme a tante altre risorse, per politiche economiche, di crescita e di sviluppo.

La vicenda è in itinere e, nell’ ottica di una sua felice conclusione, occorre una franca e approfondita discussione, che coinvolga direttamente le popolazioni interessate, per non commettere approssimativi errori di valutazione. 

Una simile rivoluzione dell’ assetto regionale richiede, ovviamente, ben altro che una semplice proposta di un singolo Parlamentare, essendo necessaria una legge costituzionale con correlata complessità e lunghezza dell’ iter da seguire.

Si tratta di decisioni che vanno oltre il mero aspetto politico-partitico e di condivisione o non condivisione da parte del politico ed amministratore di turno.

La scelta delle macroregioni e dell’ unione del Molise con l’ Abruzzo e le Marche (e se necessario con l’Umbria e Lazio), dovrà fondarsi solo su profili economici: ogni altra considerazione che spesso, in questi giorni, ha accompagnato tali discussioni (emotività,campanilismo,coltivazione del proprio orticello, etc.) è del tutto marginale e non risolutiva di problematiche che ormai non possono più essere guardate con occhio ristretto bensì in un contesto che travalica il confine regionale per approdare a quello nazionale ed europeo.

A tutti piacerebbe essere autonomi, bisogna, però, essere anche consapevoli che è ineludibile e necessario che si operi sull’ Ordinamento regionale. 
E’ bene, pertanto, attrezzarsi per scegliere un futuro differente, altrimenti saranno altri a scegliere dove e come collocare il Molise. 

Albino Iacovone, già Sindaco di Castelverrino

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