Riceviamo e pubblichiamo
La violenza contro le donne è un tema (e un problema) sociale a cui personalmente tengo tantissimo. Mi sono sempre interessata a questo fenomeno che ha ormai assunto i connotati di una piaga, di uno stillicidio quotidiano, tant’è che già molti anni fa decisi di partecipare ad un corso di formazione come operatrice dei centri antiviolenza grazie all’Associazione “Differenza Donna” di Roma, uno dei primi C.A.V. istituiti in Italia. Il 25 novembre è un giorno dedicato alla sensibilizzazione sociale verso questo flagello ma è necessario che ogni giorno si lavori affinché si prenda coscienza dei meccanismi che sono alla base della violenza di genere. Molto è stato fatto nel corso degli anni ma, ahimè, ancora c’è molto da fare per contrastare la violenza sulle donne. Il passato Governo, guidato da Giuseppe Conte, ha istituto il Reddito di libertà per le donne vittime di violenza, attraverso il Decreto Legge 19 maggio 2020, n. 34, poi convertito nella Legge 17 luglio 2020, n. 77. Grazie a tale norma furono stanziati 3.000.000 di euro per l’annualità 2021 e il mio auspicio è che anche l’attuale Governo continui a sostenere questa misura che consiste in un sussidio economico atto a garantire e favorire l’indipendenza economica, l’emancipazione e percorsi di autonomia per le donne vittime di violenza che si trovano in condizioni di povertà. Giova ricordare che questa misura economica viene erogata direttamente dall’INPS, attraverso una domanda che le donne vittime di violenza possono presentare presso i Comuni di residenza. A livello comunale, con mio grande orgoglio ho presentato, in qualità di consigliera e capogruppo del MoVimento 5 Stelle, una specifica istanza per attivare l’apertura di uno sportello dedicato anche nel Comune di Isernia: istanza immediatamente accolta ed approvata, grazie anche all’impegno dell’Ambito Territoriale Sociale.
Va ricordato, altresì, che prim’ancora della legge 77/2020, era già stato istituito il c.d. “Codice Rosso” con la legge 69/2019. Questa Legge dello Stato è titolata “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere” ed è appunto una norma a tutela delle donne e dei soggetti deboli che subiscono violenze, per atti persecutori e maltrattamenti. Anche a livello europeo ci si è mobilitati attraverso la “Convenzione di Istanbul” sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica: un trattato internazionale, approvato dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa il 7 aprile 2011 e firmato da 45 Paesi, che si propone di prevenire la violenza, favorire la protezione delle vittime ed impedire l’impunità dei colpevoli. Ma, nonostante le norme, le leggi ed i trattati, oggi dobbiamo purtroppo constatare che la violenza sulle donne è un fenomeno che continua a mietere vittime in maniera costante e quotidiana: ogni 3 giorni una donna muore per mano di un uomo.
Da ciò è possibile comprendere che le leggi non bastano, ma è necessario un cambio culturale. Purtroppo viviamo ancora in una società fin troppo maschilista e a tratti patriarcale, in cui l’emancipazione e l’indipendenza della donna vengono viste come un ostacolo al controllo e al possesso da parte dell’uomo. Per questo motivo, ci tengo a fare un appello a tutte le istituzioni affinché il problema della violenza di genere sia un tema che venga affrontato a tutti i livelli, a partire dalla famiglia e dalla scuola. Sarebbe quindi auspicabile che nelle scuole, sin dall’infanzia, siano previsti corsi di educazione affettiva e sessuale, affinché si insegni il rispetto per la donna e il riconoscimento dei primi segnali di violenza. Altrettanto importante, a mio avviso, è parlare di questa tematica anche all’interno del nucleo familiare, confidarsi con le persone più care in casi di abusi, senza aver paura di poter essere giudicate: infatti la violenza di genere ha dinamiche ormai tipiche. A questo proposito, mi rivolgo in particolare alle giovani donne e alle adolescenti, sebbene a tutte le età senza accorgersene è possibile ritrovarsi immersi nella cosiddetta “spirale della violenza”, che come detto ha dinamiche ormai quasi standardizzate.
I primi segnali a cui bisogna prestare attenzione , e che spesso vengono confusi come gesti di amore, sono la forte gelosia, la possessività, l’isolamento dopodiché le umiliazioni ed infine le botte. Questi atteggiamenti appena descritti, sono definiti appunto “spirale della violenza”. Inoltre sarebbe auspicabile fornire alle donne che denunciano maltrattamenti un immediato rifugio di protezione, perché il più delle volte la donna che denuncia si ritrova sola nelle mani del proprio aguzzino. In conclusione, va trasmesso un messaggio a tutte le donne: attenzione ai primi segnali, evitate le lusinghe di quella che appare solo gelosia ma in effetti è possessività! Non credete che un uomo è geloso perché vi ama! Perché un uomo che vi ama vi lascia libere, non vi possiede, non vi manipola e non vi giudica!
Elvira Barone (Capogruppo del Movimento 5 stelle al Consiglio Comunale di Isernia)