Come si vuole procedere dopo la sentenza 31/2023 del Tar Molise, che ha annullato la nomina dell’avv. Maria Calabrese a Consigliera di parità della Regione Molise?
Lo chiedo al Presidente del Consiglio Regionale Quintino Pallante attraverso l’interrogazione anticipata ieri in discussione in Aula e che ho depositato agli atti, suggerendo, nelle more di un eventuale appello, di prorogare le funzioni della Consigliera di Parità in carica antecedentemente alla nomina annullata dal Tar.
Una storia, quella della nomina dell’importante figura istituzionale a difesa dei diritti delle donne, che inizia a gennaio 2022, quando indicemmo una conferenza stampa urgente, per denunciare l’irritualità e lo sgarbo istituzionale perpetrato dal centrodestra targato Toma in Consiglio regionale dove, con un colpo di mano, senza alcun dibattito e in violazione dello Statuto, fu designata in qualità di Consigliera di Parità Regionale l’avvocato Maria Calabrese.
Alcune settimane fa, il Tar ha accolto il ricorso, biasimando il comportamento dell’allora (e attuale) maggioranza di centrodestra, che effettuò la nomina senza alcuni passaggi necessari.
Al di là del merito, e di giudizi personali sulle figure singole, tutte meritevoli di rispetto, il provvedimento impugnato fu frutto prevalentemente di una valutazione politica.
Con la sentenza 31/2023, dunque, il Tar ha ristabilito il rispetto del diritto alla valutazione comparativa approfondita, che non può mai essere superato da avventate decisioni politiche, ma nulla si è ancora mosso per uscire da questo vulnus; motivo per cui ho interrogato il Presidente Pallante per comprendere quali siano le decisioni che si intendono assumere, suggerendo, per evitare la vacazio delle funzioni proprie della Consigliera di Parità, di ripristinare, fino a nuova nomina, per effetto dell’istituto giuridico della prorogatio, le funzioni di consigliera di parità dell’avv. Giuseppina Cennamo.
Conosciamo quanto il Presidente del Consiglio sia rispettoso delle sollecitazioni e ha anticipato l’avvio di alcune attività di verifica, ma la figura è necessaria: serve e serve subito. Per questo, l’interrogazione è un sostanziale sollecito pubblico.
Con l’auspicio che in questa nuova legislatura ci si possa impegnare, seriamente, in favore delle donne e del rispetto, vero e concreto, verso i temi della parità.
Micaela Fanelli