La mozione a tutela della legge 194/1978 del Gruppo del Partito Democratico, respinta dalla maggioranza di centrodestra

La mozione a tutela della legge 194/1978 del Gruppo del Partito Democratico, respinta senza colpo ferire dalla maggioranza di centrodestra, era stata presentata in Consiglio Regionale come un “atto di civiltà”,  in difesa della salute fisica e psicologica delle donne. 

La depositammo nello scorso mese di aprile, dopo il via libera del Senato nel decreto Pnrr all’emendamento che ha previsto l‘ingresso delle associazioni antiabortiste nei consultori, nonostante la bocciatura da parte della Commissione europea, nel rilevare la totale estraneità dell’emendamento al Piano di ripresa e resilienza italiano. Una norma indegna per una Repubblica laica e democratica, che ha rimesso in discussione una delle più importanti leggi del nostro ordinamento, la 194/1978, che sancisce il diritto di accesso e le modalità del ricorso sicuro per ogni donna all’interruzione volontaria di gravidanza. Per comprenderne l’importanza, basti solo ricordare i tempi bui dell’aborto illegale e clandestino e la disumanità di pratiche che hanno provocato danni irreversibili e la morte di tante.

E invece, nel Molise che si affaccia al terzo millennio, nonostante i toni pacati della discussione in Aula, la maggioranza, ancora una volta, ha scelto di seguire, supinamente e senza alcun pensiero critico, la linea antistorica e irrispettosa della Meloni e di un centrodestra sempre più retrivo, conservatore e misogino. Incredibilmente, con una donna per la prima volta al Governo, che è contro le donne.

Come Gruppo Pd avevamo chiesto di non restare a guardare, di non restare in silenzio. Anzi, avevamo suggerito di rafforzare, nonostante i mancati trasferimenti e il sottofinanziamento statale, l’impegno di investimento nei Consultori familiari, che rappresentano le sedi deputate a garantire la tutela della salute delle donne in un contesto di libertà e autonomia, implementando anche la presenza di medici non obiettori.

Nulla, con una compattezza politica granitica, l’intero centrodestra ha scelto da che parte stare, contro le donne, contro il rispetto, contro il diritto, contro la storia.
Ma la nostra battaglia non si fermerà e non ci fermeremo davanti a una maggioranza sorda e complice, perché siamo profondamente convinti che ogni donna deve avere la possibilità di scegliere senza paura, senza condizionamenti, in maniera libera ed informata.

Perché la nostra idea di civiltà non è negoziabile e non cesseremo mai di chiedere giustizia per tutte le donne, perché ogni battaglia per i diritti è una battaglia che vale la pena combattere. E in questo, non saremo mai sole.

Micaela Fanelli

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