Sicuramente – afferma in una nota la Consigliera di Parità- è difficilissimo trovare le risorse per incentivare nuove assunzioni a tempo indeterminato dei giovani e procedere alla stabilizzazione dei contratti a termine già in essere per abbattere il crescente e drammatico tasso di disoccupazione giovanile e femminile, ma se al momento le priorità per chi ci governa a Roma purtroppo sono altre, forse a livello regionale possiamo cercare di applicare ciò che già c’è, dandoci da fare dalla parte dell’occupabilità di tutte le donne e i giovani ai quali poco importano le beghe politiche ma interessa il proprio futuro e il riconoscimento del “diritto al lavoro”! La staffetta generazionale a quanto pare è rimandata; la riduzione del cuneo fiscale su tutti i lavoratori e lavoratrici pure.
Cosa si ha oggi a disposizione per programmare interventi di politiche attive del lavoro: la Circolare Inps del Ministero del Lavoro sugli sgravi contributivi n. 13 del 2013, risorse finalizzate ad accordi sulla produttività che nelle aziende significano flessibilità, conciliazione e defiscalizzazione ed anche numerosi modelli, accordi, prassi regionali da replicare in Molise.
Guardiamo – prosegue la Lembo – anche alla Circolare sui “voucher” previsti dall’art 4, comma 24, lettera b, della legge 28 giugno 2012, n. 92: bando per l’acquisto dei servizi per l’infanzia e la Circolare n. 111 luglio 2013 ad integrazione della legge 92 del 2012, riguardante gli incentivi per l’assunzione di donne appartenenti a determinate categorie. Per quanto concerne la famiglia, ormai vera e propria prestatrice d’opera, sostituendo di fatto il welfare nell’accudire il nucleo con il lavoro di cura, deve diventare necessariamente soggetto di riferimento nella definizione del welfare di sussidiarietà e quindi di servizi pubblici e privati.
Da uno studio recente risulta una decrescita della richiesta di congedi per maternità obbligatori mentre vi è una maggiore incidenza percentuale di neomamme negli ultimi tre anni rispetto alle altre coorti di lavoratrici, che, tra l’altro, non chiedono neanche il congedo parentale. Tale circostanza è anche causa di denatalità, occorre quindi agire in tal senso e prevedere anche un sostegno per le donne che chiedono congedi per accudire gli anziani del nucleo. Le risorse destinate alla famiglia -puntualizza la Consigliera- sono state purtroppo spacchettate, inserite qua e là, e insieme massacrato l’art. 9 della legge 53 del 2000, non più rifinanziata la legge 125 che pur sosteneva la conciliazione sui progetti e neppure la 215 del ‘92 finalizzata a finanziare l’imprenditoria femminile.
Dunque è necessario ora più che mai inserire questo tema prioritario nella programmazione razionalizzata del welfare, applicare il sistema di bilateralità nelle aziende per ampliare l’intervento e sostenere, oltre alla formazione, i congedi parentali e quindi il reddito del lavoratore/lavoratrice; verificare la possibilità di istituire un Fondo di solidarietà contrattuale e sussidiarietà tramite la contrattazione collettiva, finalizzato al sostegno al reddito del lavoratore/lavoratrice che si assenta per cura di familiari; detassare la conciliazione vita-lavoro attraverso il sistema applicato sugli accordi di produttività attualmente soggetta a decontribuzione, anche avvalendosi della raccolta di prassi dell’ “Osservatorio sulla contrattazione Nazionale e decentrata e la conciliazione dei tempi e accordi e prassi informali”, in capo alla Consigliera Nazionale di Parità, attivato sull’analisi degli strumenti previsti dall’Avviso Comune sottoscritto tra il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e le Parti Sociali il 7 marzo 2011; ripristinare nel bilancio INPS, alla voce assegni famigliari, l’utilizzo delle contribuzioni in attivo di un miliardo, dirottati sui bilanci in passivo previdenziale.
Inoltre è urgente capire concretamente quanto spazio dà l’Europa al lavoro dei giovani e delle donne, tema messo a margine dai temi dell’economia e della finanza. Teniamo conto -continua la Lembo- che il tema della disoccupazione dei giovani (e dunque delle giovani donne) in Europa interessa il Sud e l’Est (ovvero i paesi più deboli della comunità). E’ determinante sapere come si utilizzeranno veramente i fondi della Banca europea per gli investimenti in favore di piccole e medie imprese e dell’innovazione. La staffetta intergenerazionale, per esempio, proposta dal Ministro Giovannini, è un’ottima idea (perché c’è bisogno di bravi maestri e brave maestre per insegnare bene le professioni!) ma costa moltissimo. Guardiamo agli esempi virtuosi come la Germania, dove il tasso di occupazione dei giovani e delle donne è quasi uguale agli adulti. La proposta è una Banca di formatori esperti che aiutino i giovani e le donne a capire quali talenti hanno e che indirizzo prendere. Questa proposta è fondata su un efficiente presidio di servizi sussidiari tra pubblico e privato – agenzie di intermediazione – consulenti, così da costruire una Banca di operatori polifunzionali del mercato del lavoro e dare vita agli sportelli del lavoro anche per donne. Passaggio importantissimo è sviluppare al meglio l’apprendistato, il tirocinio, l’alternanza, costringendo gli operatori del mercato del lavoro a studiare la norma, aggiornarsi e fare un salto di qualità di competenze. A tal proposito, il prossimo 16 ottobre l’Ufficio della Consigliera di Parità Nazionale Ministero del Lavoro sarà in Molise dietro invito della Consigliera Lembo per una giornata di formazione sulla riforma del mercato del lavoro. L’obiettivo è fare un buon piano di formazione, avere buoni tutor e maestre/maestri di mestiere che sappiano trasmettere le competenze. Risolvere ad esempio il problema dell’apprendistato di rango significa apprezzare le norme, conoscere gli incentivi economici, fare un salto di qualità attraverso l’integrazione di scuola/università/mondo delle imprese e operatori del mondo del lavoro: l’apprendistato non è burocrazia; è invece lo strumento privilegiato per strutturare un piano di formazione individuale e la certificazione concreta del percorso di apprendimento.
E’ di tutta evidenza dunque la necessità che la Regione costituisca immediatamente una “task force emergenza lavoro”, che sviluppi una piano d’emergenza atto ad individuare criteri che premino le imprese del territorio (esistenti o nuove) che mantengono la propria forza lavoro o decidano, ancora meglio, di aumentarla attraverso nuove assunzioni, anche attraverso la creazione, con uno sforzo eccezionale, di un fondo da destinare alle iniziative di sostegno alle famiglie e alle imprese che vivono situazioni di particolare crisi.
Inoltre altrettanto urgente -sottolinea la Consigliera di Parità – è l’individuazione di una strategia di contrasto al lavoro sommerso che con la crisi sta crescendo in maniera esponenziale. In relazione a ciò, ad esempio, la Regione Calabria nell’anno 2010, ha portato alla luce circa 7 mila lavoratori, incamerando quasi 8 milioni di euro. Occorre intervenire celermente -conclude la Lembo- perché solo in questo modo possiamo governare il cambiamento in atto anziché subirlo.