Sulla sanità si è perso il senso della misura. Mentre in Molise ci si concentra su nomine e litigi, le regioni limitrofe pensano di poter assumere decisioni in nome e per conto nostro mettendo il Molise sotto attacco.
L’ultima viene dall’Abruzzo dove la Asl di Chieti, per gentile concessione, dice che curerà i pazienti molisani provenienti dal Basso Molise magari offrendo loro un ospedale verso il confine, chissà, a San Salvo, realizzando un accordo di confine interpretato alla rovescia.
Ricordo a me stesso che gli accordi di confine prevedono che la regione più piccola (nel caso di specie il Molise) debba essere aiutata utilizzando aree di territorio limitrofe (nel caso di specie dell’Abruzzo) per poter garantire alla regione più piccola, appunto, un servizio efficiente.
Invece nel paese di Pulcinella la regione più piccola viene risucchiata da quella più grande che ha già servizi identici sul territorio. Mentre quella più piccola vedrà la chiusura dei servizi esistenti nel suo territorio. Compromettendo non solo l’area del Basso Molise ma anche quella dell’Alto Molise con i pazienti che potrebbero trovare sbocco sul mare verso San Salvo.
Qualcuno si chiede cosa comporterebbe tutto questo per il Molise? Agnone avrebbe un ospedale di area disagiata con non si sa quali prospettive di efficienza, il bacino di Isernia sarebbe impoverito, quello di Termoli completamente svuotato e Campobasso resterebbe un semplice ospedale di periferia. Per non parlare delle disastrose ripercussioni anche sugli altri servizi. Perché gli accordi di confine competono alle regioni in quanto comportano non solo modificazioni sull’offerta sanitaria ma anche sui trasporti e su tutti i collegamenti funzionali ad altri servizi. Come quello scolastico per fare un esempio.
Lo strumento degli accordi di confine non è stato utilizzato finora in maniera proficua nel sud perché è mancata l’intermediazione del governo centrale. Un intermediazione che dovrebbe riportare nel giusto alveo le mire espansionistiche di qualcuno.
Questo discorso non vale solo per l’Abruzzo ma anche per Puglia e Campania.
Credo che il Molise non può assistere imperturbabile allo smantellamento dei servizi essenziali nel silenzio della politica.
L’intera rappresentanza, regionale e parlamentare, insieme alle altre istituzioni locali dovrebbe avere il coraggio di imporre al governo nazionale le scelte più adeguate agli interessi del Molise.
Se non si avrà questa capacità, allora il declino iniziato da qualche tempo rischierà di diventare una frana incontenibile fino all’ipotesi della scomparsa della nostra realtà istituzionale.