L’incipit dell’articolo con parole non mie: “Chiuso l’accordo sulla metropolitana leggera. Entro settembre avremo il progetto definitivo procedendo, subito dopo, con l’avvio della gara per l’inizio dei lavori”. Lo disse nel luglio del 2014 l’allora Assessore regionale ai trasporti Pierpaolo Nagni di ritorno dall’incontro a Napoli presso la Direzione Territoriale Produzione di RFI, per la definizione del progetto.
Sono passati più di sette anni, i lavori edili, anche a tratti esagerati, sono iniziati, tra stazioncine moderne, grandi piazzole di parcheggio, scritte nuove o ben ripulite, illuminazione pubblica potente (non si sa a vantaggio di chi); ma sulla banchina non troverete i passeggeri e non vedrete passare il cosiddetto ‘trenino’ a meno di essere affetti da allucinazioni. Essendo in vena (e forse in esubero) di citazioni, adesso aggiungo le mie parole: “E’ stata al centro delle discussioni politiche regionali almeno per un paio d’anni; poi sulla metropolitana leggera è calato il ‘re’ degli ossimori, cioè il silenzio assordante. Fiore all’occhiello dell’amministrazione Frattura (ma in verità d’interesse quasi solo del presidente della Giunta regionale di allora, perché agli altri l’argomento non sembrava essere ugualmente gradito), è andata a finire nel dimenticatoio più o meno come buona parte di quella legislatura regionale”. Era il novembre del 2020 quando, proprio dalle colonne di questo giornale (come dicono i bravi giornalisti) esprimevo i miei dubbi, ai quali nessuno di parte politica rossa o azzurra (mettiamoci anche quella gialla!) ha inteso finora dare risposta.
Non è questione di lana caprina perché non si tratta di salire sul ‘trenino’ come sul taxi per andare dalla stazione di Campobasso a San Giovanni o viceversa (ma speriamo che qualcuno anche lo faccia prima o poi); piuttosto è importante per i pendolari che da Matrice o Bojano devono venire a Campobasso e anche per sgravare il traffico su gomma del peso che adesso deve sopportare e liberare i gestori dei trasporti da qualche ramo secco. Non entriamo oggi nel merito dei costi, ma sicuramente in quello dei tempi di realizzazione; perché si suppone che i soldi siano stati già spesi e gli altri ( i tempi di realizzazione) siano la conseguenza del buono o cattivo utilizzo degli stessi.
L’operatività ‘teorica’ dovrebbe essere nel 2022 e vogliamo anche considerare una ulteriore proroga breve per i rallentamenti o il fermo durante il lockdown; poi non sarà più possibile aspettare senza registrare il fallimento politico-programmatico dell’opera.
Voglio ribadire un concetto già espresso in passato e purtroppo ancora molto attuale.
Di anni ne sono passati già alcuni, di soldi (pubblici) ne sono stati spesi tanti, anche troppi, ma la metropolitana leggera si candida a erede poco interessante non solo della strada del Rivolo (costruita in trent’anni), o della chiusura dell’anello di Tangenziale (mai iniziato e di recente ‘sbloccato’ dalla morsa dei ricorsi), ma ancor più del palazzo della Regione nell’ex-Roxy e di quello nell’ex-Romagnoli (ero un giovanotto quando l’architetto Portoghesi lo presentò, ironia della sorte al Roxy!). Visto che ci siamo aggiungiamoci anche il ‘projet financing’ del Mercato coperto di Campobasso, perché sulle incompiute non siamo secondi a nessuno e non è certo il caso o l’occasione di essere tronfi o gioiosi.
Insomma che il 2022 sia data vera per lasciare alla politica scampoli di affidabilità; ma nel momento in cui lo dico mi rendo conto di chiedere troppo.
Stefano Manocchio