“Auspico che il partito resti unito intorno al suo leader Silvio Berlusconi. La scissione di cui tanto si parla in queste ore, è sempre stata nefasta nella storia, per chi l’ha fatta. Non credo quindi che a qualcuno convenga provocarla”. Con queste parole il Coordinatore Provinciale del PdL Pierluigi Lepore interviene a poche ore dal Consiglio Nazionale. “In questo momento – prosegue Lepore – mi torna in mente la scissione di democrazia nazionale ai tempi del Movimento Sociale di Giorgio Almirante nel lontano 1976. Gli scissionisti di allora, tutti parlamentari in carica, furono azzerati dall’elettorato. La stessa cosa è avvenuta di recente con la miniscissione del FLI, il suo leader Gianfranco Fini dopo 30 anni non è stato rieletto in Parlamento. Non credo quindi che qualcuno possa farsi promotore di una traumatica secessione.
Per questo sto apprezzando lo sforzo che stanno compiendo, in modo particolare, i cosiddetti mediatori l’onorevole Maurizio Gasparri e il senatore Altero Matteoli. Rimanere uniti sotto un unico simbolo è importante per dare maggiore forza a Silvio Berlusconi. Ciò soprattutto nel momento in cui è evidente l’assalto della Magistratura nei suoi confronti”. Il Coordinatore provinciale Pierluigi Lepore, che è anche componente del Consiglio Nazionale ribadisce la piena, massima, fiducia a Silvio Berlusconi, “ nel quale – aggiunge Lepore – non posso non condividere il pensiero quando asserisce che non si può convivere con chi è causa della sua uscita dalla scena politica. Insomma non si può rimanere neanche un minuto al governo del paese, con chi firma ingiustamente la condanna del leader del centro destra. Il Consiglio Nazionale e’ chiamato ad approvare il documento dell’Ufficio di Presidenza per la confluenza del PdL in Forza Italia, che con forte determinazione ho sottoscritto. In questo modo il Consiglio Nazionale avvia anche formalmente la nuova stagione politica fatta di un centro destra forte, e capace di essere l’alternativa a questo centro sinistra che ha dimostrato di non avere la cultura di governo e di non saper interpretare le reali esigenze del popolo italiano”.