Si celebra oggi la Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo, “ricorrenza – afferma la Garante regionale dei Diritti della Persona, Leontina Lanciano – che è stata voluta dalle Nazioni Unite con il preciso obiettivo di assicurare un’azione di sensibilizzazione su questo disturbo.
Sensibilizzazione che oggi, dato il particolare periodo storico, si rivela più che mai necessaria. La pandemia, con le limitazioni che questa ha portato con sé, ha infatti aggravato le difficoltà quotidiane che chi convive con questo disturbo si trova a dover affrontare.
Difficoltà legate non soltanto all’aspetto strettamente sanitario, ma soprattutto a quello dell’accessibilità ai servizi e ai percorsi specifici fondamentali”.
Proprio per questo, prosegue la Garante, “ora più di prima diventa essenziale assicurare una reale inclusione sociale delle persone autistiche. Le loro esigenze devono essere riconosciute, ricordate e considerate.
Le famiglie, perché l’autismo è una condizione che coinvolge l’intero nucleo familiare e non solo la persona che ne è caratterizzata, non devono essere lasciate sole. L’impegno delle associazioni e delle famiglie deve essere affiancato da quello delle istituzioni, che devono portare avanti un dialogo costante con le parti coinvolte per poter delineare una programmazione mirata degli interventi da realizzare e per attivare le risorse, economiche e strutturali, di cui c’è bisogno. Deve essere un impegno primario delle istituzioni quello di mettere in atto tutte le strategie necessarie ad assicurare il dovuto sostegno alle persone con autismo e che se ne prende cura”.
Per Lanciano, “poter accedere ai giusti interventi terapeutici ed educativi è di prioritaria importanza per raggiungere un miglioramento tangibile della qualità della vita delle persone che manifestano questo disturbo. Oggi, in questa direzione, si può fare tanto. Le conoscenze su tale condizione hanno consentito di individuare strategie di intervento che hanno portato ad ottenere progressi concreti. Alla luce di questi dati, va garantita a tutti, nella stessa misura, la possibilità di accedere a questi mezzi.
Perché ciò si traduca in realtà, il primo passo è che le istituzioni tendano la mano a genitori e associazioni impegnati in prima persona sul campo. Che si confrontino operativamente con chi ha conoscenza diretta di questa complessa realtà per individuare gli aspetti primari su cui intervenire. Il passo successivo – ancora più importante – è che le stesse istituzioni attivino tutte le azioni previste dalle attuali normative in materia di assistenza, inclusione e percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali”.