L’indiscrezione pubblicata sul FINANCIAL TIME sull’addio al Diesel dal 2022 da parte del Gruppo FIAT-FCA gela il Molise più dell’eccezionale ondata di maltempo che ha paralizzato l’Italia in queste ore. L’auspicio è che ci sia una secca smentita da parte dell’amministratore delegato Sergio Marchionne e che la notizia non trovi conferma nemmeno in occasione della presentazione del prossimo Piano Industriale il 1 giugno 2018. Come sanno i dipendenti dello stabilimento di TERMOLI, l’eventuale abbandono del DIESEL arrecherebbe un duro colpo alle prospettive produttive ed occupazionali negli impianti FIAT-FCA del Basso Molise pregiudicando il futuro dell’unico vero polo industriale regionale. Al cospetto di strategie globali predisposte da una multinazionale che ha già spostato la sede legale e fiscale in altri paesi europei, e che ha fabbriche e jointe-venture in Asia, Sudamerica, Europa e America del Nord, i margini d’intervento per l’Italia sono residuali e quelli del Molise sono quasi nulli, ma questa consapevolezza non deve indurci a non unire le forze e non tentare di intraprendere ogni iniziativa a tutela dello stabilimento di Termoli. D’altronde i principali dirigenti sindacali nazionali del settore hanno già proposto alla FIAT-FCA di prevedere una nuova missione produttiva per la fabbrica del Molise con l’obiettivo di non far disperdere un patrimonio di competenze professionali di alta qualità che non teme confronto con ogni altro stabilimento del Gruppo.
Pur consapevole che in questi ultimi giorni di campagna elettorale la propaganda sostituirà la comunicazione istituzionale offrendo poco spazio ai temi veri che toccano il futuro di migliaia di persone, è opportuno seguire tutti insieme l’evoluzione di questa vicenda per non farsi trovare impreparati nel caso ci sia bisogno di muovere qualche passo nei confronti del futuro Governo che si insedierà dopo la tornata del 4 marzo.
Il Molise è già alle prese con il rispetto degli impegni del Gruppo Amadori per la stipula del Contratto di Sviluppo presso il Ministero che traccerebbe i tempi del rilancio del settore avicolo, nel mentre non sono chiari i tempi di investimento delle imprese che hanno partecipato al bando INVITALIA per l’area di crisi industriale complessa. Dismesso il comparto bieticolo-saccarifero e ridotta all’irrilevanza economica la filiera tessile, con l’edilizia che ha perso 5 mila addetti su 10 mila dal 2008 al 2017, il Molise ha il dovere di difendere le proprie attività produttive adoperandosi con politiche industriali finalizzate a migliorare la competitività delle nostre imprese sui mercati. Sarebbe auspicabile immediatamente dopo il 4 marzo porre attenzione sul comparto lattiero-caseario intervenendo anche a supporto di aziende coinvolte, loro malgrado, in vicende giudiziarie che rischiano di pregiudicare decenni di sacrifici, investimenti e lavoro. Pur rispettando l’autonomia della Magistratura, le Istituzioni Regionali e Locali, hanno il dovere di verificare la possibilità di preservare attività, produzioni e posti di lavoro, evitando di assistere passivamente alle sofferenze di un’azienda significativa del settore.
Michele Petraroia
Commenti Facebook