Riceviamo e pubblichiamo
Cresciuti insieme nelle giovanili della DC, hanno imparato la politica sullo stesso spartito musicale, ne hanno condiviso gli odori, le pratiche ed i sotterfugi, e si sono ritrovati nel corso del tempo a ballare lo stesso Valzer senza mai lasciarsi veramente. Per i meno edotti è stato facile smarrirsi tra dichiarazioni, conferenze stampe, eventi pomposi o dichiarazioni altisonanti. Nulla di più e nulla di meno dei litigi dei vecchi capi-corrente della DC, perennemente in lotta tra loro, ma sempre alleati e pronti ad aiutarsi e sostenersi nel momento del bisogno. La diaspora democristiana sparsa tra più partiti e coalizioni, a differenza dei post-comunisti, ha saputo tenere vivi i rapporti non disdegnando alleanze, intese e passaggi di schieramenti in virtù di una comune matrice culturale molto pragmatica che ha smarrito ogni traccia ideologica, qualsiasi legame con la gerarchia ecclesiastica e qualsivoglia paradigma dottrinale.
Frattura dopo la DC si è impegnato in Forza Italia, nel mentre Ruta scalava il Partito Popolare prima, poi La Margherita ed infine, L’Ulivo ed il PD. Nessuno dei due trovò impercorribile nel 2009-2010 l’esperienza di Alternativa che preparò le Primarie Regionali per la Presidenza della Regione del 2011 vinte da Frattura grazie al sostegno di Ruta e del suo fido alleato Danilo Leva. Dal 2013 al 2018 tanti frizzi e lazzi tra i due ma mai una rottura vera, ci si limitava a camminare su rette parallele destinate a reincrociarsi nel reciproco interesse politico esattamente per come è accaduto a 24 ore dalla presentazione delle liste per le regionali del 22 aprile. Frattura ha gestito i rapporti con parte della destra, addentellati economici e frammenti di sinistra, egemonizzando il PD; e Ruta ha gestito i rapporti con l’altro spezzone della destra molisana, parte della stampa antagonista, associazioni e altri frammenti della sinistra, ma i due non sono mai entrati in rotta di collisione. Entrambi del PD si sono divisi il territorio egemonizzando i giochi da una parte e dall’altra, e si preparano a riprendersi la scena dopo il 22 aprile, visto che saranno altri a perdere. Quest’ultimo Valzer delle regionali è stato un capolavoro di tattica politica, con una sceneggiatura magistrale ed uno sbocco prevedibile che ha lasciato di stucco solo chi non ha mai studiato la DC, e chi non aveva voluto capire, vedere, ascoltare e sentire. ULIVO 2.0 cos’era ? A parte le urla contro Frattura, quale Programma aveva predisposto e insieme a chi ?
A luglio 2017, d’intesa con Pietro Folena e col coordinamento nazionale di “ Uniti a Sinistra” avevo inviato una sollecitazione scritta alle 7 formazioni di “ULIVO 2.0” per stilare un PROGRAMMA in cui si sanciva la discontinuità su sanità pubblica, gestione dell’acqua, infrastrutture, ambiente, trasporti e altre materie. Inutile dire che la sollecitazione cadde nel vuoto probabilmente perché l’approntamento di un Progetto avrebbe reso impraticabile la capriola fatta dal 25 febbraio in cui un’assemblea di 1.300 delegati sceglie un candidato Governatore in nome della discontinuità e un 23 marzo in cui ULIVO 2.0 sceglie di sostenere in perfetta continuità un Assessore in carica della Giunta Regionale. Bisogna togliersi il cappello al cospetto dell’abile gioco di prestigio perpetrato nell’ultimo anno che ha saputo brillantemente annientare la sinistra, indebolire il centrosinistra per impedirgli ogni margine di vittoria e riconsegnare il Molise al centrodestra, salvo sorprese a 5 Stelle. Come spiegare altrimenti il passaggio del 40% della maggioranza di centrosinistra nelle liste del centrodestra ? O come motivare la gestione dell’anomala campagna elettorale per le Politiche del 4 marzo in cui non si è capito per chi hanno votato i 1.300 delegati di ULIVO 2.0 riuniti il 25 febbraio al Palasport intitolato a Don Luigi Sturzo fondatore del Partito Popolare e della DC ?
Michele Petraroia