“L’unica strada che conosco per arginare la privatizzazione del sistema sanitario regionale è quella di ricostruire una sanità pubblica più efficiente, sostenibile e sicura. Paradossalmente in questi anni di Piano di Rientro è stato invece il privato a rafforzarsi, ad ottenere più spazi, più posti letto, più budget. Il privato accreditato è pian piano passato dall’affiancare il servizio pubblico fino a sostituirlo del tutto, per alcune discipline.
Nei cinque anni in cui sono stato portavoce del M5S in Consiglio regionale, questi sono stati i fari della nostra azione politica, certificata nel marzo del 2015 quando, dopo un’estenuante seduta monotematica sulla sanità, centrodestra e centrosinistra regionale bocciarono la nostra risoluzione che intendeva ‘rimodulare l’offerta sanitaria in maniera tale che il budget da destinare alle strutture pubbliche non sia essere inferiore all’85% del Fondo sanitario regionale, al fine di ridare centralità, efficacia ed efficienza alla Sanità pubblica.’ Intorno a questo assunto il M5S riuscì anche in un altro grande risultato: la condivisione da parte di tutti i Comitati a difesa degli ospedali regionali.
Già allora era evidente che la politica regionale non sarebbe mai stata in grado di risolvere i problemi della sanità regionale perché troppo legata ad interessi particolari. E questo è un discorso che valeva e vale tanto per il centrodestra che per il centrosinistra.
Sul finire del 2018 il Parlamento ha finalmente approvato la norma che rende incompatibile il ruolo di governatore con quello di Commissario per il Piano di Rientro della sanità e sono arrivati un ex Generale della Guardia di Finanza, Angelo Giustini, e un affermato manager della sanità pubblica, Ida Grossi.
A metà aprile è arrivata la prima convocazione del Tavolo di Monitoraggio dal quale sono emerse due questioni drammatiche: la contestazione alla Regione Molise del mancato trasferimento di 4,2 milioni di euro al conto della sanità e il corposo ed ingiustificato ricorso all’extrabudget per i non residenti in Molise, da parte dei principali privati accreditati per un totale di 15 milioni di euro, per l’anno 2018.
Le conseguenze sono state deficit, aumento delle aliquote aggiuntive di IRPEF e IRAP e l’immediato blocco del turnover. Con il Decreto Calabria, nel giro di poche settimane, il Parlamento ha eliminato la previsione abominevole per cui una Regione in Piano di Rientro non poteva assumere personale medico e sanitario per rimpiazzare chi andava in pensione. Eliminato il blocco del turnover, ora bisogna rendere attrattiva la nostra sanità pubblica, rendendola più efficiente, sostenibile e sicura. Per farlo c’è bisogno di intervenire sul Piano Operativo 2019-2021, attualmente in bozza e all’attenzione dei Ministeri dell’Economia e della Salute.
Il nostro impegno va avanti. Negli incontri avuti in questi mesi con struttura commissariale e Ministero della Salute abbiamo proposto soluzioni che ruotano attorno ad alcuni punti chiave:
– la rete ospedaliera deve restare incentrata sull’attuale sistema hub-spoke con l’ospedale ‘Cardarelli’ di Campobasso DEA di I livello con alcune deroghe, mentre ‘San Timoteo’ di Termoli e ‘Veneziale’ di Isernia continueranno a fungere da spoke: in pratica quanto il M5S affermava già a marzo 2015;
– la rete delle patologie tempo dipendenti per l’infarto del miocardio deve restare operativa, così come quella dell’ictus, magari ridando centralità al ‘Cardarelli’;
– gli ospedali di Larino e Venafro devono rafforzate le specialità locali a contrasto della mobilità passiva;
– puntiamo sull’elisoccorso immaginando la stipula di convenzioni che garantiscano anche i voli notturni in modo da poter raggiungere anche le aree interne;
– l’ospedale di Agnone dovrà rimanere inquadrato come Ospedale di area disagiata
La bozza del Piano operativo, tuttavia, va ancora discussa e vidimata da Tavolo Tecnico e i Ministeri competenti, nel rispetto dei principi di sostenibilità e garantendo l’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza. L’obbiettivo resta lo stesso: i cittadini molisani non saranno mai cittadini di serie B”.
Federico (M5S): per arginare la privatizzazione del sistema sanitario regionale è necessario ricostruire una sanità pubblica più efficiente
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