Fanelli/ Scuola e società devono camminare insieme

“Colui che è maestro di scuola può cambiare la faccia del mondo”
(Leibniz)

Basta svilire la scuola! Da genitore io sto con gli insegnanti. Svegliarsi la mattina e apprendere di una nuova sparatoria in un liceo americano con 17 giovani vittime o sfogliare i quotidiani e leggere ancora di aggressioni ai danni di docenti, l’ultima in ordine di battuta quella di Piacenza, mi fa pensare che da figlia di un professore, prima ancora che da candidata a rappresentare i molisani in Parlamento, ho il dovere di intervenire e richiamare l’attenzione di tutti su una situazione di vera negazione della dignità, della professionalità e della figura degli insegnanti, vittime di un accanimento sociale e di uno svuotamento valoriale che porta un genitore a sostituirsi troppo spesso e troppo facilmente al maestro e un alunno a sentirsi libero di aggredire verbalmente e fisicamente il proprio insegnante, pretendendo anche di restare per questo impunito.

Genitori che vogliono dettare i tempi e i contenuti delle attività didattiche, che si permettono di sindacare sulle valutazioni espresse dai docenti nei confronti dei loro figli e che arrivano ad usare la violenza per “difendere” i figli. Dall’altro lato figli che non temono né i genitori né gli insegnanti in quanto non riconoscono la loro autorevolezza e si pongono allo stesso livello dei loro professori.

Insomma c’è qualcosa che non sta andando nel verso giusto.

Non è più concepibile un atteggiamento simile, perché stiamo dando alle nuove generazioni un messaggio sbagliato ed è il momento di invertire la rotta, perché se la scuola fallisce vuol dire che è la società intera a fallire.

L’immagine che io ho dell’insegnante è molto vicina a quella sintetizzata nel pensiero del filosofo tedesco Leibniz, ovvero quella di un attore fondamentale nella costruzione della persona e di conseguenza della società. E questa immagine si è formata in me come un modo naturale di approcciarsi al mondo che è stato conseguenza del mio modo di essere stata cresciuta ed educata dalla mia famiglia, dalla collettività e dalla stessa scuola, che giocano da rinforzo reciproco nel formare le persone. Famiglia, scuola e società, infatti, non sono tre soggetti che camminano ognuno sulla propria strada senza dialogare tra loro, ma sono ciascuno la cartina tornasole dell’altro, perché non vi è tra di essi uno che in maniera esclusiva rispetto all’altro abbia il compito di educare e formare la persona. Devono farlo insieme. Anzi devono ricominciare a farlo insieme.

Insegnare il rispetto per l’altro, per il suo lavoro, riconoscere e rimettere al centro della scuola le competenze, ricominciare a distinguere i ruoli nella società e a rispettare chi rappresenta un’autorità, come i professori devono tornare ad essere agli occhi di tutti, incentivare la fruizione della cultura e degli spazi scolastici come luogo privilegiato del diventare persone mature e consapevoli, investire maggiori risorse nel contrasto alla povertà educativa per combattere proprio a partire dalla scuola situazioni di disagio sociale, anche attraverso programmi formativi personalizzati, soprattutto in quelle aree del paese nelle quali si registrano maggiori tassi di abbandono scolastico e povertà.

Tutto ciò sarà una priorità perché non è più accettabile continuare a sentire storie di violenza, di soprusi, di un bullismo esasperato dove anche gli insegnanti restano vittime di genitori e studenti che devono saper riconoscere il ruolo di chi hanno di fronte e imparare a rispettarlo.

Micaela Fanelli

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