Ripensare e riconformare l’equilibrio economico e sociale tra aree metropolitane ed aree interne, superando, ora o mai più, il vecchio ed irrisolto problema della riduzione delle disuguaglianze, non solo tra individui ma anche tra territori.
Al centro dell’incontro “URBANATURE – Dal Covid-19 un nuovo equilibrio fra città e aree interne” di ieri pomeriggio, c’è stata la voglia e la determinazione di offrire soluzioni di prospettiva per uscire più forti e non più deboli dalla crisi innescata dal virus, o peggio ancora uguali al passato, trasformandola in una reale opportunità di cambiamento sistemico.
Un pettine, il Covid, che ha fatto venire alla luce i nodi italiani ed europei e che ha sconvolto parecchi paradigmi su cui riposavano tante certezze, ha esordito il Presidente di Ifel Guido Castelli.
Perché se fino ad oggi le aree interne hanno rappresentato la condizione della resilienza, ora questa condizione appartiene a tutti, e tutti devono fare la loro parte per riscrivere le regole della nuova società che verrà, ha affermato la promotrice del confronto Micaela Fanelli all’inizio della sua introduzione di contesto e visione. Parlando di un dibattito quanto mai attuale, indispensabile, urgente, dove la rinascita del modello delle aree interne rappresenta la strategia del futuro, la sola che può dare speranza dopo questo periodo negativo caratterizzato dal Covid 19. All’Europa, all’Italia, alle grandi città, soprattutto ai piccoli territori come quello molisano. Un tema, finalmente, entrato nell’agenda politica del Paese, che riparte dalla Strategia Nazionale delle Aree Interne e si innesta con lungimiranza nel Piano per il Sud e negli ultimi provvedimenti del Governo Nazionale, come confermato dal Ministro Provenzano, che ha parlato di fine dell’”approccio romantico” e di impellenza nell’integrare, a pieno titolo, la Snai nelle politiche di coesione ed ordinarie. Con i fatti, con 120 milioni di euro del nuovo decreto che si sommano ai 90 già stanziati nelle Legge di Bilancio per l’economia dei territori finora marginalizzati, che oggi hanno riacquistato tutto il loro valore nella lettura del cambiamento e del necessario riavvicinamento tra città e borghi offerta dall’architetto urbanista Stefano Boeri.
Un incontro in cui, come ha sottolineato il direttore Ifel e coordinatore dell’evento Pierciro Galeone, è emerso uno scenario nuovo, fatto di migliori connessioni e nessuna forma di assistenzialismo. Una nuova sfida che rende protagonisti territori e comunità nella voglia urgente di “saper mettere insieme modi di vivere differenti”, che è possibile vincere solo se la strategia delle aree interne non rappresenterà un semplice spaccato della Coesione, ma di tutte le politiche che saranno attuate.
Soprattutto, ha ricordato la Consigliera regionale del Molise membro del comitato direttivo dell’Agenzia di coesione per ANCI Micaela Fanelli, facendo tesoro delle esperienze del passato, abbandonando le politiche di austerità che dopo la crisi del 2008 hanno impattato negativamente sull’economia, sui diritti, sui più deboli, aumentando a dismisura le marginalità sociali e territoriali. Perché, questa volta, il rischio è maggiore, come annunciano i dati della Svimez: 10 punti in meno di Pil per il 2020 per un valore negativo di circa 15 miliardi, con un effetto decisamente maggiore e più devastante al Sud. Che significa, se non si cambierà l’approccio politico, aggravare le disuguaglianze esistenti, producendo più asimmetrie negli effetti. “Per questo, diventa indispensabile, oggi, il coraggio di abbandonare la vecchia strada dell’austerità e di cambiare radicalmente rotta, modificando dalle fondamenta gli equilibri di potere e le cause della disuguaglianza”.
Matteo Luigi Bianchi, delegato Anci per le aree interne, ha quindi centrato il ragionamento sulle sfide economiche che attendono le realtà produttive del Paese, in un contesto che impone un ripensamento dell’importanza dei piccoli centri. Un contesto in cui, per Bianchi, decisivo resta l’investimento da parte dello Stato nella strategia delle Aree Interne, ma anche il suo ruolo di coordinamento rispetto alle autorità locali che restano detentori della reale conoscenza dei territori.
Come frenare, dunque, l’impoverimento e le disuguaglianze amplificate dal Covid?
Ripartendo dalla strategia nazionale delle aree interne, ha continuato Micaela Fanelli, che ha già in sé tutte le leve per il futuro del Paese e anche del Molise, che da anni ha individuato gli strumenti per ridisegnare l’aspetto socio sanitario, riadattandoli per rilanciare l’economia e per ridare lavoro: welfare territoriale pubblico; smart school; mobilità sostenibile per piccoli numeri e ridotta; ambiente, foreste, biodiversità; produzioni di nicchia e «diverse»; turismo di prossimità, esperenziale, rurale; riduzione digital divide, banda ultra larga e telelavoro; metodo cooperativo e diversificato.
Nel settore sociosanitario, ad esempio, In Snai esistono 250 progetti pronti nelle 50 strategie mature, che puntano su un modello di medicina territoriale più diffusa e tempestiva; alla riorganizzazione dell’assistenza di base; al recupero degli immobili e presidi dismessi al fine di valorizzare i sistemi territoriali a bassa densità, come nel modello del Borgo del Benessere di Riccia, che si è dimostrato vincente rispetto a quello fallimentare delle RSA e del Pio Albergo Trivulzio. Ma anche recuperare il ruolo degli Ospedali di Comunità presenti nelle Aree Interne con opportuni incentivi (ad esempio, il Caracciolo di Agnone), integrare ed estendere gli interventi di telemedicina, in modo da ridurre l’indice di ospedalizzazione, aumentare il numero degli infermieri e delle ostetriche di comunità, supportare le farmacie rurali.
Quindi intervenire sul lavoro, valorizzando lo smartworking, l’occupazione non più accentrata nelle grandi città, ma diffusa su tutto il territorio, favorendo politiche di genere che riducano la disoccupazione femminile, accresciuta dalla crisi. Accelerando quindi il Bando imprese aree interne e riequilibrando le risorse territoriali; tutelando le produzioni di «diversità» o di nicchia; potenziando il trasporto pubblico.
Ancora, nella relazione della Fanelli, la scuola che è allo stesso tempo presidio civico e ambito di sperimentazione didattica e di innovazione, con più robuste misure di incentivazione per i docenti che permangono nelle aree interne (bonus sulle competenze accessorie, facilitazioni per usufruire dei servizi – alloggio, ristorazione, trasporti), aumentando gli spazi, migliorando le connessioni digitali, sperimentando classi miste in remoto, facendo più formazione per i docenti, avviandosi verso un modello di smart school che premi l’innovazione e accresca le competenze.
Senza dimenticare, come ricordato anche dall’architetto Boeri, il riequilibrio abitativo tra città e borghi, che avvicini le une alle altre in un disegno di pianificazione territoriale che punti al recupero e mantenimento del patrimonio edilizio, delle infrastrutture minori, che attendono di essere reinterpretate, riusate, mantenute, rinnovate, superando l’imbuto della frammentarietà legislativa, magari attraverso una legge quadro che dia vita ad una Agenda nazionale di un nuovo progetto urbanistico ed economico che miri ad un green new deal.
Il tutto accompagnato da una azione di marketing turistico nazionale rivolta specificatamente alle aree interne. Turismo rurale, esperienziale, nei borghi distanziati, di comunità, attraverso un sistema nazionale che valorizzi le immagini dei territori interessati e magari crei anche un percorso turistico dedicato verso le aree più vocate.
Tutti obiettivi raggiungibili per Micaela Fanelli, attraverso un nuovo modello di riorganizzazione e programmazione istituzionale fondato sul dialogo collaborativo tra Stato e Regioni, che abbandoni definitivamente l’egoistico regionalismo differenziato, coordinando le politiche finanziarie europee e nazionali, sfruttando al massimo anche il 5% del bilancio comunitario destinato alle aree interne.
Proposte sposate e raccolte dal Ministro per il Sud e la Coesione Giuseppe Provenzano, che ha mostrato la piena intenzione di recuperare, adattare e potenziare le politiche della Snai, armonizzandole in quelle ordinarie e della coesione anche attraverso una necessaria azione di semplificazione legislativa e di interessamento di tutti i Ministeri.
In tale scenario, ha detto il Ministro, si inserisce il bando per le imprese delle aree interne e gli aiuti al terzo settore per i quali il riparto ha voluto tenere conto del criterio inversamente proporzionale alla popolazione, per tutelare i diritti essenziali, dotandosi di una strategia capace di recuperare i ritardi. “Se c’è una cosa che questa pandemia ci ha insegnato è l’importanza di tutti i luoghi”, la riflessione di Provenzano.
“Sta a noi fornire una bussola per il domani, ragionando non solo sul “quando” ripartire, ma anche e soprattutto del “come” e per andare “dove” – ha concluso Micaela Fanelli – valorizzando il modello virtuoso delle nostre aree interne in termini di benessere, sicurezza e bellezza, così come finalmente riconosciuto anche dal dibattito a livello nazionale. Gli strumenti ci sono, le capacità e la volontà anche. Oggi è servito a questo: a prendere coscienza che nulla sarà come prima e a non sprecare questa crisi!”