Il bilancio della Regione Molise verrà, quasi sicuramente, votato in questa settimana nelle sedute di Prima Commissione e di Consiglio dai consiglieri della maggioranza di centrodestra. Perché se dovessero pungere ora, mettersi di traverso e non votare, morirebbero.
Dunque, non ci aspettiamo calabroni. Perché solo l’esigenza di sopravvivenza politica, porterà probabilmente all’approvazione di un bilancio previsionale – quello proposto con la delibera della giunta regionale n. 69 del 29/3/21 – strutturalmente in squilibrio, col parere negativo dei revisori dei conti, approvato fuori termini e senza alcun confronto vero col territorio e i suoi bisogni, oggi più che mai fortissimi. Per la povertà che la pandemia fa crescere. Per il lavoro che non viene tutelato, dall’alternanza di 4 assessori e nessuna proposta. Per le nostre micro imprese e partite IVA che hanno le saracinesche chiuse e non hanno avuto aiuti veri. E nel mentre proroghiamo i commissari delle comunità montane. Tutto sbagliato.
Soprattutto le incoerenze gravissime caratterizzano il bilancio previsionale, ma anche il rapporto fra questo il DEFR e la legge di stabilità. Atti che fra loro sono completamente sconnessi. Da un lato infatti leggiamo parole vuote di rilancio e grandi risultati di gestione nel documento di programmazione, dall’altro è certificato il disavanzo che richiede addirittura una delibera ad hoc per il ripiano. Si tratta della delibera n. 60 del 29 marzo 2021 su maggiore disavanzo di amministrazione generato dal rendiconto generale di esercizio per il 2019 che per 41 milioni prevede di far fronte con non meglio precisate “economie”, alienazioni e recuperi di grigio e nero da imposizione regionale.
La necessità deriva dopo la bocciatura al rendiconto che ha dato il Consiglio dei Ministri in 26 febbraio scorso, su iniziativa di Mariastella Gelmini (con ricorso n. 15 per legittimità costituzionale) e che aveva visto tornare indietro la legge regionale 17 del 30 dicembre scorso, approvata dalla maggioranza di centrodestra nonostante il parere negativo dei revisori da noi più volte richiamato in Consiglio e nonostante la nostra ferma opposizione. Ma perché non si è avviata tre anni fa l’attività di recupero che viene citata ora in tale delibera e solo ora dovrebbe iniziare le proprie attività “Municipia” neoaffidataria del servizio di riscossione? Ritardi che testimoniano una non attenta gestione politica degli aspetti di contabilità.
E soprattutto, le condizioni per cui tale delibera può esplicare i suoi effetti sono collegate a tre condizioni: 1) la lotta all’evasione della tassa automobilistica; 2) che le alienazioni previste diventino effettive; 3) si realizzino le economie di spesa previste (e non chiare). Circostanze a dir poco evanescenti!
Un maggior disavanzo che si assomma al disavanzo “storico”.
In particolare, il parere dei revisori evidenzia che stante “il risultato presunto di amministrazione al 31/12/20 che evidenzia un disavanzo di euro 505.309.201, invita l’Ente, qualora si realizzi un disavanzo effettivo di amministrazione della gestione 2020 tale da incidere sul piano di rientro, ad adottare senza indugio tutte le idonee misure correttive tese alla salvaguardia degli equilibri di bilancio della Regione”.
Se tale condizione non si dovesse avverare, i revisori richiamano la necessità di attivare le procedure di ripristino degli equilibri finanziari. A fine aprile abbiamo il consuntivo. E se si registrerà un disavanzo effettivo più rilevante, a luglio quindi potrebbero aversi ulteriori correttivi. Come i cavalloni del mare quando è molto agitato, finiscono con l’accavallarsi le scadenze e le incombenze, senza più possibilità di respirare, si affoga.
Circa il fondo pluriennale vincolato di spesa, i revisori evidenziano che non è stato “valorizzato” e invitano la Regione ad adottare un corretto cronoprogramma delle spese. Così come per il fondo crediti di dubbia esigibilità si chiede di usare criteri prudenziali, così come già chiesto in pareri precedenti discordanti dalle interpretazioni fornite dal governo regionale in relazione ad alcune poste. Per gli accantonamenti per le partecipate, mancano i risultati di bilancio di molte di esse e pertanto potrebbero derivare ulteriori risorse da accantonare.
Ricordiamo che fra le partecipate sussiste una situazione particolare per Molise Dati. Con nota dell’8 aprile scorso, la società in house evidenzia a tutti noi consiglieri che, con provvedimento del 21 febbraio 2021, il Tribunale di Campobasso ha dichiarato la esecutività del Decreto ingiuntivo n. 286/2019 del 08/07/2019, determinando per tal verso un debito liquido ed esigibile dell’Ente Regione nei confronti della società denominata Molise Dati S.p.A. per l’importo di 7.097.806,53 euro.
Ma di converso, come evidenzia la stessa Molise Dati, nel DEFR della Regione Molise per gli anni 2021-2023, non è dato di riscontrare traccia di tale partita contabile inerente il citato debito, se si esclude l’appostazione al “Fondo Rischi Legali”, peraltro generica ed insufficiente.
Tutt’ora, così come nelle ultime dichiarazioni, non si capisce perché non si riesca a determinare il fondo rischi da contenzioso, per il quale, in diverse occasioni, abbiamo evidenziato la necessità di procedere a mettere in sicurezza il debito con INPS che ammontava a circa 80 milioni (la vicenda oneri sospesi post terremoto).
Su questo, la Corte dei Conti e i revisori chiedono accantonamenti secondo principi prudenziali che la giunta sembra non voler raccogliere. Tant’è che il collegio conclude dicendo che la procedura di determinazione della congruità degli accantonamenti “non è rispettosa del dettato normativo”. Cioè la Giunta Toma effettua una procedura illegittima.
Per i “derivati” stipulati dalla regione si accantona 1 mln annuo, ma tale somma non si aggancia a nessuna certezza formale.
Per il fondo debiti fuori bilancio ci si supera. Nessun accantonamento per passività potenziali, nonostante la mole degli stessi (si veda il riconoscimento effettuato anche con dgr 530 del 29/12/20).
E vogliamo parlare delle incoerenze politiche più generali?
Si avvia il tavolo per l’investimento “South beach” e su questo bilancio non si rinviene alcuna misura in favore del turismo molisano. Per le tante imprese che vanno rilanciate, così come pure dice l’atto di riferimento, il Piano del turismo, restato appunto lettera morta.
Si parla delle semplificazioni delle Zes, mentre non si ha alcuna animazione vera per il territorio che rientra in Zes e le domande relative, seppure con sportello in loco, faranno riferimento all’autorità portuale di Bari.
Un ennesimo errore di strabismo programmatorio, mentre si insiste che la vocazione agli scambi per il Molise sia con la Puglia e non con l’Abruzzo. Evidenza confutata da ogni punto di vista, così come ci hanno sempre spiegato le rappresentanze delle imprese. Ma se proprio si è convinti che quello sia l’asse di sviluppo industriale nella piattaforma del Mediterraneo, perché si alienano gli immobili dell’interporto di Termoli per un importo di quasi 9mln di Euro? Strabismo politico.
Ancora, sui fondi europei addizionali, la nostra regione otterrà il 15% in meno di quanto potenzialmente assegnabile per il periodo 2020/2027, come da tempo abbiamo segnalato, inascoltati, al Presidente Toma.
Aumentano, infatti, le risorse per noi rispetto al precedente ciclo, poiché passiamo da regione in transizione a regione in convergenza, ma se passa l’ipotesi messa sul tavolo, da questo passaggio non guadagneremmo quanto dovremmo. La proposta, infatti, è penalizzante per la nostra regione, poiché si assume che il passaggio da transizione a convergenza possa vederci ‘tagliati’ rispetto alle altre regioni nello stesso obiettivo, in quanto comunque le risorse aumentano in termini assoluti.
Il riparto matematico era 1,8%, pari cioè a 532,2 milioni. In seguito al riequilibrio proposto, si passerebbe all’1,5%, pari a 455 milioni. Perdiamo cioè lo 0,3% su base nazionale: circa 77 milioni.
Infine, sul forte scontro fra Micone e Toma si rilevano 800 mila euro di differenza per il bilancio del Consiglio. Imputazione di Giunta 5 milioni; proposta del Presidente Micone: ulteriori 800 mila. Come si chiuderà il braccio di ferro? Se ci sono le condizioni, la politica suggerirebbe la via di mezzo.
Ma la buona politica suggerirebbe anche che la mediazione avvenga fra i vertici dei due organi senza mettere i panni sporchi alla finestra. Nessuna remora più si registra quindi sul piano politico fra un Toma che vorrebbe sempre imporre le sue decisioni e un Consiglio che dichiara la propria autonomia, anche finanziaria.
La verità è che si sta facendo di tutto per bloccare l’operatività del Consiglio. Il personale da tre anni richiesto non viene destinato a rafforzare le fila dei funzionari che nel mentre si sono assottigliate a causa di valenti pensionamenti. Il ridimensionamento finanziario risponde a questo preciso disegno.
Insomma, nulla di nuovo e nulla di buono sotto il cielo finanziario della Regione Molise. I conti non tornano e, di questo passo, più che la quadra, Toma altro non sarà capace di trovare, se non l’epitaffio del dissesto economico e sociale.
Micaela Fanelli