Non solo perché sotto la sua gestione il debito sanitario è tornato ad esplodere, ma, rimarchiamo noi, perché sta letteralmente smantellando la sanità regionale del Molise, dove addirittura si paventa il blocco delle prestazioni di radioterapia. A rimetterci sono i molisani che vedono letteralmente calpestato il loro diritto alla salute.
E oggi a questo si aggiunge anche un’altra crepa sia per il sistema sanitario che per quello occupazionale regionale. È, infatti, solo di poche ore fa la notizia che riguarda i 470 lavoratori del Gemelli ai quali la struttura ha annunciato di non riuscire a pagare gli stipendi già a partire da questo mese. Uno stato di agitazione proclamato a ragione da parte di tutto il personale del Gemelli che rappresenta oggi un dramma nel dramma, basato sulla sconsiderata lotta che il Presidente Commissario ha ingaggiato con le strutture convenzionate.
E di fatto a rimetterci sono tutti i cittadini molisani che non trovano più assistenza né negli ospedali pubblici, né in quelli privati. Tutti sciaguratamente smantellati e privi di operatori sanitari che o restano a casa, oppure senza stipendio.
Da Roma, intanto, giunge come una bomba la notizia dell’emendamento al Milleproroghe, presentato dal Senatore dell’UDC Mario Borghese e da Pietro Patton del Gruppo SvP, per la nomina, entro metà marzo, del nuovo Commissario ad acta per il Molise “al fine di adottare gli atti d’impulso necessari a garantire gli adempimenti già previsti dal Piano di Rientro”. Che tradotto dal “politichese” all’italiano significa una sfiducia senza appello all’operato di Donato Toma, da parte della sua stessa coalizione politica di appartenenza.
Sarà approvato l’emendamento che ha già passato il vaglio della Commissione parlamentare competente? Non si sa. Certo è che a Roma qualcuno si è accorto che davvero il Molise è sull’orlo del precipizio sanitario, con gli ospedali nel caos, il personale che scappa o non viene rinnovato, i concorsi deserti, la medicina territoriale che resta una chimera, le guardie mediche abbandonate, il 118 che non regge più.
E a tutto questo oggi si aggiunge lo strazio dei pazienti oncologici che vedono a rischio persino la radioterapia, solo e soltanto a causa di Toma che, arrampicandosi sugli specchi, nell’ultima seduta di Consiglio regionale, invece di risolvere il problema, invece di trovare soluzioni e garantire le prestazioni salvavita, passa la patata bollente a Roma vaneggiando a un parere che non dice affatto quanto da lui sostenuto. Con due precise, pericolose e gravissime conseguenze: che chi è malato di tumore in Molise non può curarsi e chi eroga il servizio rischia di restare senza stipendio.
Non ci nascondiamo dietro un dito: qui non si tratta di difendere gli interessi di nessun privato. Perché prima e sopra di tutto e di tutti viene il sacrosanto e costituzionalmente garantito diritto alla cura. Che in Molise non può più essere garantito da nessuno, pubblico o privato convenzionato. E a rimetterci sono solo e soltanto i cittadini e i lavoratori, solo e soltanto per colpa di Donato Toma. E speriamo, davvero, che il Governo intervenga al più presto e che la delegazione parlamentare, dopo aver assicurato le partite di Serie A, possa trovare il tempo per fare l’unica cosa per cui è stata votata: tutelare i molisani nella sanità e nel lavoro, che non sono cittadini di serie C come Toma vorrebbe – e sta facendo di tutto – per retrocederli.