Con la legge del 10 febbraio 2015, la Regione Molise ha disposto di tutelare le donne affette da endometriosi, una malattia invalidante che in Italia colpisce 3 milioni di persone. All’articolo 1 la legge promuove la prevenzione e la diagnosi precoce di questa malattia, nonché il miglioramento delle cure favorendo la conoscenza della patologia e dei suoi effetti in ambito sanitario, sociale e lavorativo. Al tempo stesso – si legge in una nota stampa della consigliera Manzo – a volontari e associazioni viene riconosciuta la possibilità di mettere in campo attività finalizzate a sostenere e aiutare le donne affette da endometriosi, come pure alle loro famiglie.
Ed ancora, presso l’Osservatorio per la qualità dei servizi sanitari, la legge del 2015 prevede una sezione dedicata alla patologia e il Registro per la raccolta e l’analisi dei dati clinici e sociali al fine di stabilire appropriate strategie di intervento, come pure di monitorare l’andamento e la ricorrenza della malattia e le eventuali complicanze. In sintesi si tratta di azioni mirate per venire incontro alle esigenze di migliaia di donne che hanno il diritto di essere seguite e assistite.
Tuttavia in Molise il testo di legge resta ancora sulla carta. Infatti la Regione avrebbe dovuto prevedere la pianificazione di attività formative e di aggiornamento sull’endometriosi destinate al personale medico, paramedico e volontari operanti nelle strutture ospedalieri, consultori familiari e associazioni.
Ma ad oggi non risulta alcuna ‘celebrazione’ predisposta per la Giornata regionale che contrasti questa malattia invalidante.
A riguardo mesi fa presentai – continua la consigliera -una interrogazione nella quale chiedevo a Toma quali fossero le azioni adottate per il raggiungimento delle finalità inserite nel documento di legge. Una richiesta purtroppo rimasta ancora inevasa. A questo punto non posso far altro che unirmi alla denuncia fatta dall’A.P.E., l’Associazione Progetto Endometriosi, che nell’evidenziare le pesanti carenze in questo ambito, chiede soluzioni urgenti e immediate.
Sono certa che anche grazie al coinvolgimento della Consigliera regionale di Parità, l’avvocato Giuseppina Cennamo e con tutte le donne che da tempo si impegnano nella battaglia, il tema tornerà presto in Aula dove con un dibattito costruttivo bisognerà dare risposte concrete a chi le attende da troppo tempo.
Lo dico da donna, ma soprattutto da cittadina delusa e amareggiata alla quale questa maggioranza puntualmente si ostina a negare diritti sacrosanti.
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