Mai come adesso il Paese è chiamato a mostrare coesione e unità d’intenti davanti alla pandemia e, in questo quadro, il ruolo delle Regioni diventa ancor più determinante.
Ho ribadito questo concetto anche questa mattina nel mio intervento alla Camera, dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte sull’emergenza coronavirus.
L’Italia sta affrontando la prova più dura, forse ancor più dura di quella di marzo scorso, perché ora gli italiani sentono addosso il peso dei mesi passati. Il nostro Paese, come tanti altri, è chiamato a prendere decisioni difficili, dolorose in moltissimi casi, ma deve farlo con senso di responsabilità.
Per tradurre queste parole in atti concreti, bisogna necessariamente trovare una visione comune con tutte le Regioni d’Italia: sulla scuola, sulla mobilità, sulla sanità, temi che vanno affrontati seguendo un orizzonte di valori condivisi.
La scuola, ad esempio, va intesa come argine alle disuguaglianze, tutela delle fasce più deboli della popolazione, difesa del diritto allo studio, ma anche come protezione di tante famiglie e tante donne soprattutto. In tante aree del Paese la chiusura degli istituti vuol dire dispersione scolastica e nelle zone più depresse, questo significa abbandonare ragazze e ragazzi. La scuola, insomma, deve essere terreno di incontro tra livelli istituzionali.
Nelle aree in cui l’indice Rt non è fuori controllo, la didattica a distanza va preservata. Mi riferisco soprattutto a nidi, scuole per l’infanzia, elementari e medie, assicurando screening periodici, tamponi veloci a personale scolastico, Ata, e alunni.
L’eventualità di una didattica a distanza, invece, deve essere accompagnata da strumenti di welfare concreti, chiari e immediati per supportare le famiglie degli studenti che dovranno seguire le lezioni da casa.
Ma anche sulla mobilità siamo chiamati a trovare convergenza e qui il ruolo delle Regioni, se vogliamo, si fa ancor più determinante. Sono infatti i presidenti di Regione a conoscere il proprio territorio e a conoscere i punti deboli del sistema dei trasporti. Insomma, è evidente che ciascuna Regione abbia le proprie peculiarità, perché solo per fare un esempio, ci sono differenze dirimenti tra le aree metropolitane e le aree interne che raccolgono oltre il 50 per cento dei Comuni d’Italia e oltre il 23 per cento della popolazione residente. Ogni volta che parlo di aree interne, ovviamente penso al Molise, alle sue peculiarità e ai suoi disagi.
Insomma: bisogna tener conto dei dati, delle differenze territoriali, delle grandezze, dell’orografia: caratteristiche importanti per definire la pressione sugli ospedali, la gestione dell’emergenza o la possibilità di assembramenti che sono aspetti determinanti per contrastare adeguatamente la pandemia.
Per questo motivo auspico la piena assunzione di responsabilità da parte delle Regioni. Ora più che mai, le istituzioni regionali devono farsi guida dei cittadini amministrati, attraverso indicazioni precise e puntuali delle difficoltà, ma anche e soprattutto delle soluzioni ai loro problemi.
Se è vero che ogni crisi porta con sé delle opportunità, adesso tutti abbiamo l’opportunità di tutelare il Paese, colmando i divari e riducendo le disuguaglianze.