La Regione Molise, penalizzata dalla riforma del Titolo V della Costituzione non è mai stata in grado di garantire i livelli essenziali di assistenza stante i criteri di riparto del Fondo Sanitario Nazionale disegnati più per le aree ad alta densità di popolazione che per un territorio vasto, svantaggiato e montano in cui 310 mila abitanti si suddividono su 136 comuni.
Questa carenza strutturale non ha mai consentito di conciliare la tenuta del sistema col pareggio di bilancio, tant’è vero che i tagli apportati tra il 2003 ed il 2008 non riuscirono a evitare il riproporsi del disavanzo nonostante l’intervento di abbattimento e dilazione del debito deliberato dal Governo Prodi il 31 marzo 2007.
Il successivo commissariamento dello Stato, partito nel 2009, ha esautorato il Consiglio e la Giunta Regionale, la Conferenza dei Sindaci ed il Presidente della Regione, ma non ha risolto la questione; tant’è vero che nei 12 anni di gestione del Tavolo Tecnico Interministeriale, insediato presso il Ministero dell’Economia, i vari Commissari ad Acta, attendendosi ai Piani Operativi e alle linee guida del Governo, non sono mai riusciti a tenere in equilibrio le voci di bilancio. Al contrario il debito è aumentato ed i servizi sono stati soppressi, tagliati drasticamente e ridotti ben al di sotto delle prescrizioni dell’art.32 della Costituzione o degli obblighi di assicurare i livelli essenziali di assistenza a tutti i cittadini italiani.
In questo contesto, del tutto simile a quello della Regione Calabria, l’emergenza COVID ha visto sommarsi la fragilità di un sistema sanitario pubblico privo anche di un solo DEA di II° livello con una confusione normativa riferita a funzioni, ruoli e poteri tra la figura del Commissario ad Acta Gen. Angelo Giustini, nominato il 7 dicembre 2018 dal Governo Conte, e le figure del Presidente della Regione, nella sua veste di Autorità di Protezione Civile, oltre che di quella del Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria Regionale.
I contrasti e le divisioni, vere o presunte, hanno accentuato i ritardi, i disservizi e le criticità con conseguenze drammatiche per ciò che attiene il contenimento del contagio, il tracciamento, l’approntamento delle USCA, il rapporto coi Medici di famiglia, l’individuazione del Centro Covid, le cure domiciliari ed i ricoveri nei reparti di malattie infettive e in terapia intensiva.
L’omesso inserimento del Molise nelle disposizioni del Decreto Legge del 4.11.2020 sulla Regione Calabria ha lasciato inalterata la situazione di incertezza gestionale col persistere di inutili e dannose contrapposizioni che frenano l’approntamento di misure efficaci di salvaguardia della salute pubblica.
Come si evince dai report ufficiali in Molise nonostante siano arrivate 2.975 dosi di vaccino anti-Covid dal 31 dicembre la somministrazione si paventa che partirà, se confermata, il 4 gennaio con un ritardo che lascia perplessi.
Se giustamente i primi a vaccinarsi sono gli operatori sanitari e le dosi sono da 3 giorni negli ospedali di Campobasso e Isernia, perché non si è già iniziato a mettere in sicurezza medici, infermieri e tecnici di quelle strutture? A chi giova dilazionare i tempi delle vaccinazioni con una paventata terza ondata della pandemia alle porte?
Per le innumerevoli ragioni più volte esposte all’attenzione delle preposte Autorità amministrative, istituzionali, tecnico-scientifiche e politiche nazionali, e qui sinteticamente riproposte, si sollecita ogni utile adempimento di propria competenza teso a estendere al Molise le disposizioni del Decreto Legge 4.11.20 “Calabria” ivi compresa l’intesa tra il Dipartimento di Protezione Civile ed Emergency, a superare la contrapposizione, vera o presunta, tra il Commissario ad Acta, la Regione Molise e l’ASREM; e a pianificare ai sensi delle vigenti norme costituzionali che equiparano i diritti di tutti i cittadini italiani, ogni azione tesa a garantire i livelli essenziali di assistenza alla popolazione molisana anche attraverso misure urgenti di assunzione di personale sanitario specializzato, apertura del Centro Covid a LARINO (CB) e utilizzo di medici ed infermieri in servizio nelle Forze Armate o di Polizia.
La Presidente Lidia De Sanctis
Il Presidente Onorario Michele Petraroia