Se Riccardo Cocciante venisse intervistato sulle recenti ‘regionalie’ molisane uliviste, commenterebbe con il testo di una sua canzone: “Era già tutto previsto…”. La ‘nomination’ di Roberto Ruta, per acclamazione, dopo aver mandato avanti le ‘lepri’ Fraracci e Di Stefano, rientra nei giochi che al senatore campobassano sono sempre piaciuti, quelli portati avanti facendo intendere qualcosa da modificare in zona Cesarini; rientra tutto nei cosiddetti ‘giochini’ della politica, sui quali lui non è secondo a nessuno. Detto questo cosa succederà? Mi rifaccio ad una dichiarazione di Ulisse Di Gaicomo il quale, essendo collega di Ruta a Palazzo Madama, lo conosce certamente anche meglio di noi. “A questo punto deve solo aspettare che i suoi avversari nel PD, tutti candidati alle politiche, vengano spazzati via dal voto popolare e avrà il controllo del partito e della coalizione”, dice il politico isernino, che prosegue: ”Il PD nazionale tra 20 giorni si troverà di fronte ad una scelta: dire di no a Ruta e prepararsi ad una sconfitta certa, oppure fare pulizia nel partito e candidare Ruta alla presidenza della regione a nome di tutta la coalizione di centrosinistra”. Ci possiamo vantare di essere stati tra quelli che hanno documentato tutti i passaggi precedenti alle consultazioni uliviste, dai momenti di difficoltà per il senatore nei controversi rapporti con il presidente della Giunta regionale, fino alla previsione di quello che è sistematicamente accaduto. Quindi Ruta metterà sul piatto la sua acclamazione, fatta da centinaia di votanti nella palestra ‘Sturzo’ a Campobasso e chiederà al partito ed alla coalizione di archiviare la legislatura di Frattura e di impedirne la riproposizione; in caso di diniego sancirà la separazione, studiando qualche altra ipotesi che comunque lo tuteli da ritorsioni partitiche. Di fatto la disputa Frattura-Ruta non è terminata, ma mette adesso il senatore in posizione di vantaggio strategico; l’architetto campobassano, abbandonato da Rialzati Molise e da qualche cespuglio politico, continua nelle operazioni d’immagine (inaugurazioni di scuole e sedi istituzionali) e non lesina risorse regionali e finanziamenti pubblici che, oltre allo scopo meramente istituzionale, possono servirgli per giocarsi la partita della ricandidatura. I blocchi nel centro sinistra sono due: le cosiddette ‘tre F’ (Frattura, Fanelli, Facciolla) da un lato e appunto Ruta e Leva dall’altro. Nel mezzo la contesa tra Renzi e il futuro corso del PD, che sembrerebbe caratterizzato più da altri nomi che dal suo. Il braccio di ferro a livello nazionale non potrà far altro che generare conseguenze per le regionali molisane. Il ‘Burian’ elettorale rimarrà in Molise anche dopo il 5 marzo; Ruta sembra essersi attrezzato di sciarpa e cappello per affrontarlo.
Stefano Manocchio