Alla fine l’impresa è riuscita, anche se non a tutti; la composizione di liste elettorali più difficile della storia del Molise è compiuta, con risultati evidentemente differenti, nei numeri e nella sostanza, tra le due coalizioni, mentre per i Cinque Stelle, come si sa, il discorso è completamente differente. Rimandiamo il commento analitico a futuri articoli e ci limitiamo alle prime considerazioni a caldo. Un caso comunque non può non essere segnalato, perché è lo ‘scoop’ del giorno: il passaggio di Massimiliano Scarabeo tra le file di Forza Italia, il che non vuol dire solo saltare di netto dal centro sinistra al centro destra, quanto piuttosto approdare nel partito rappresentato in Molise da Aldo Patriciello, oltre che naturalmente da Annaelsa Tartaglione. Intendiamoci, di passaggi ce ne sono diversi; ma quello di Scarabeo ha un sapore particolare, visto che i due sono rivali politici in territorio venafrano, o almeno lo erano stati finora. Non è un caso che nel suo comunicato sul cambio di casacca, Scarabeo citi solo la Tartaglione, peraltro correttamente visto che si tratta della coordinatrice regionale del partito; ma alcune foto galeotte avevano già fatto vedere i due noti imprenditori dietro un tavolo di un locale pubblico, facendo presagire appunto questo passaggio. Detto questo andiamo avanti. Ad una prima vista verrebbe da pensare ad un divario di forza tra centro destra e centro sinistra: i moderati hanno un numero più o meno doppio di liste rispetto ai progressisti ed hanno in lista vari esponenti provenienti dalla coalizione avversaria, con potenzialità decisamente maggiori. Dico a titolo personale che mi colpisce in negativo la lista PD per la sua apparente debolezza, a differenza di quello che dice la segretaria regionale del partito, Micaela Fanelli; anzi sembrerebbe una lista creata quasi ad hoc per lei, con molte posizioni di rincalzo. Il braccio di ferro tra Ruta e Frattura ha fatto danni incalcolabili nel centro sinistra ed il risultato sono le cinque stringate liste, caratterizzate più dai nomi mancanti che per quelli presenti. Tutto questo discorso vede esclusi i Cinque Stelle, che vanno avanti con la tesi monolista che finora li ha premiati; nel loro caso non servono nomi eclatanti, anzi la lista è votata se non li contiene, perché il loro elettorato richiede proprio l’assenza di politici di lungo corso e soprattutto di quelli della legislatura appena terminata. Ora si entrerà nel vivo della campagna elettorale; ne vedremo delle belle, potete esserne sicuri!
Stefano Manocchio