Ci sono in varie parti del mondo dei campanili di particolare pregio, dove ad orari stabiliti escono delle statuine in circolo, che poi rientrano per uscire sotto forma di altre statuine. Questo sarebbe il quadro giusto per descrivere il balletto di nomi, che a pochi giorni dalla composizione delle liste ancora tiene banco per la candidatura a presidente della Giunta regionale del Molise. Ricapitoliamo, intanto, la situazione nel centro destra: ha rinunciato Michele Iorio, ha fatto sapere di non essere interessato Mario Piatrecupa, per due volte ha declinato l’offerta il giudice Enzo Di Giacomo (il quale essendo super partes e naturalmente al di fuori dalle logiche politiche, bene ha fatto a tenersi lontano da una situazione caratterizzata soprattutto da contrasti personali tra i vari esponenti della coalizione) ed alla fine è comparso il nome di Donato Toma a mettere tutti d’accordo. Anzi non proprio tutti, visto che un gruppo di contestatori sta ancora tentando di minare quella candidatura. A rompere ulteriormente gli schemi il comunicato stampa che annunciava una presunta riunione romana a favore di Pompeo Sciulli.
Oggi il quadro sembra più sereno, visto che pare che Iorio sia della partita con Toma, anche se a sparigliare le carte intervengono Ulisse Di Giacomo e Creare Futuro, che del presidente dei commercialisti di Campobasso non ne vogliono sapere. Tutto questo caos ed il balletto dei nomi ha una matrice recente: il 5 marzo, allorquando il vento grillino ha iniziato a soffiare forte sul Molise, generando un clima confusionale in politici abituati al controllo totale dell’elettorato. Nella regione dove tutto era immutabile, adesso si aggirano senza meta politici, segretari, incaricati a vario titolo; tutti timorosi di promuovere il famoso ‘porta a porta’ con gli elettori, che annunciano formalmente ma di fatto rinnegano per paura che la porta resti chiusa, casomai accompagnata da strali di protesta. Da osservatore, sadicamente trovo anche comico questo pellegrinaggio politico di persone che, come i ‘clerici vagantes’, si muovono da una parte all’altra, cercando il momento per dire mezza parola introduttiva alla richiesta di adesione partitica; gli stessi che fino a poche settimane addietro si facevano attendere nei loro uffici, neanche fossero dei guru della finanza e che invece adesso vedono come apparizione sacra le persone che prima snobbavano.
Come andrà a finire? “Ti piace vincere facile?” recita una nota pubblicità; i Cinque Stelle hanno presentato per primi il candidato presidente, hanno la lista e stanno già incontrando gli elettori nelle piazze, mentre gli altri ancora giocano a farsi i dispetti, stabilendo di volta in volta chi deve recitare il ruolo di Gianburrrasca. Il centro destra, per due decenni padrone assoluto del Molise, ha esibito la propria versione del gioco delle tre carte, dove la ‘matta a denari’ veniva periodicamente nascosta per poi essere riproposta; nel mentre si è allontanato dal proprio elettorato e adesso tenterà il recupero candidando un tecnico, persona di sicura affidabilità, concretezza e determinata ad andare avanti perseguendo gli obiettivi prefissati senza dare ascolto alla tentazione delle sirene contrarie. La situazione è questa, certamente non lieta per l’ex-blocco granitico che per vent’anni ha dominato in Molise e che ora è costretto a conoscere anche la fragilità politica.
Se Sparta piange, Atene non ride (o viceversa perché non è chiaro chi possa rivestire il ruolo dei coraggiosi guerrieri greci); nel centro sinistra la situazione non è certo migliore, anzi, se possibile, ancor più grave. Ne parleremo in seguito, diffusamente.
Stefano Manocchio