Avevamo detto che la situazione nel centro destra, in vista delle elezioni regionali, andava verso un clima di maggiore stabilità rispetto al centro sinistra; poi, come se la politica volesse a tutti i costi affermare un movimentismo che nessuno riusciva a vedere, è cambiato tutto e di colpo. Michele Iorio ha continuato ad affermare la sua voglia di correre solo per lo scranno più alto di palazzo D’Aimmo; Patriciello, di contro, ha fatto sapere che il suo candidato era noto da prima, nella persona di Mario Pietracupa e tutto è stato rimesso in discussione. Il quadro attuale sembrerebbe andare verso una soluzione caratterizzata da estrema frammentazione, sia nel centro destra che nel centro sinistra. Da un lato il nodo da risolvere riguarda soprattutto l’autocandidatura di Iorio, che come quella eventuale di Pietracupa non risolverà le ‘vertenze’, essendo entrambi espressione di una componente da sempre in contrasto con l’altra; nella coalizione opposta il nodo riguarda la candidatura del presidente Frattura, oramai isolato sulle sue posizioni e contestato da una parte sempre più corposa della coalizione stessa. Tra le due situazioni, paradossalmente, quella meno lineare è proprio quella del polo conservatore, che pure sembrava risolta con la proposta delle civiche di candidatura in favore di Enzo Di Giacomo, una soluzione equidistante tra i contendenti, di alto profilo e tale da aggregare tutte le forze; ora, se certamente non si ritorna al punto di partenza, di certo si rimette in discussione il quadro generale. A differenza della sicurezza mostrata pubblicamente (“Fitto a Roma chiederà la presidenza, facendo il mio nome”) è proprio Iorio a trovarsi in difficoltà maggiore: se Di Giacomo decidesse di accettare la candidatura in un’ipotesi più o meno unitaria, sarebbe proprio l’ex-presidente a finire automaticamente dalla parte del torto in caso di strappo. Il magistrato è ben conosciuto e molto stimato in tutto il Molise, ma opera sul territorio pentro e di quella società civile è una delle massime espressioni, una personalità alta sul cui nome nessuno penserebbe mai di porre il veto; e difatti Iorio non ha mai detto di volerlo fare, sperando però che la sua posizione costituisca quell’ostacolo all’unità, che sarebbe una possibile motivazione per la rinuncia di Di Giacomo a scendere in campo. Detto in parole chiare: la convergenza delle civiche sul nome del magistrato ha valore non tanto numerico, quanto programmatico ed in tal senso ha determinato il ritiro della candidatura di Pietracupa e, per essere soluzione definitiva, potrebbe generare anche il ritiro di quella di Iorio. Se così non fosse, non si potrebbero creare soluzioni alternative nella discussione in Molise e tutto verrebbe spostato sui tavoli nazionali, secondo una tradizione, quella molisana, comoda e poco coraggiosa. Ma chi deciderà a Roma? Escludiamo un ipotetico interesse di Salvini per la presidenza in Molise ed analogo disinteresse da parte della quasi totalità delle sigle della coalizione; la lista che fa capo a Fitto proporrà Iorio, ma supponiamo senza insistere più di tanto, sapendo che uno strappo porterebbe solo danno al partito. La risposta è semplice: candidatura e decisione alla fine saranno appannaggio di Forza Italia il cui leader, Silvio Berlusconi, ha già convinto Patriciello ad abbandonare velleità di riproposizione della doppia posizione, come invece avvenuto alle ultime regionali. Il cavaliere ha già fatto capire, nel discorso generale, di avere un occhio di riguardo verso le soluzioni locali basate su liste civiche e personaggi della società civile e non saranno certo Fitto e Iorio a fargli fare marcia indietro. Sembrerebbe esser questa la soluzione più razionale e corretta: ma la politica è anche l’arte dell’irrazionale, o almeno lo è stato in tempi differenti. Adesso i colpi di coda sono sconsigliabili, perché forieri di reazioni contrarie nell’elettorato. Vedremo come andrà a finire.
Stefano Manocchio