Digitalizzazione/Iorio: in Molise operazione per far guadagnare pochi privati

Le imposizioni di Toma, e del suo consigliere delegato Di Lucente, hanno fatto in modo che il Molise, ancora una volta, perdesse l’occasione di prendere una strada giusta a favore di questa terra e dei suoi cittadini. Così, mentre io, la Romagnuolo e le opposizioni abbiamo tentato il recupero di una iniziativa utile allo sviluppo della Regione, la maggioranza boccia la mozione con cui si chiedeva di evitare la chiusura del Centro Elaborazione Dati in capo alla Molise Dati.

Quella che Toma in aula ha definito una richiesta contro legge, altro non è che il vano tentativo di chiedergli di fare per una volta il presidente della Regione e non il funzionario della Presidenza del Giunta, scegliendo di potenziare la società regionale ed investendo su futuro di questa Regione. Un concetto politicamente troppo articolato, forse, per il governatore che ha preferito seguire la strada intrapresa negli ultimi otto anni dalla dirigente in capo alla digitalizzazione, Mariolga Mogavero, mettendo in campo un’operazione volta ad ingrassare poche imprese private con enormi profitti e depauperando un bene pubblico che andrebbe difeso con i denti. Anche correggendo eventuali insufficienze del passato. Ancora una volta la politica di Toma ha preferito, forse, accontentarsi di risultati di breve periodo magari utili a far guadagnare spazi di sostegno elettorale per pochi amici.

Non si spiega altrimenti il diverso atteggiamento tra Lombardia e Molise che, entrambe riconosciute dall’Agid  di categoria B, come affermato tecnicamente oggi in aula dal professor Toma. Con la differenza che la Lombardia avrebbe contestato la valutazione dell’agenzia impugnando il provvedimento. Qui in Molise, invece, il governatore piuttosto che curare gli interessi regionali accetta di buon grado qualunque scelta o richiesta romana, proprio come un buon funzionario.

Sarò vigile sulle decisioni che si assumeranno in proposito  e farò di tutto per contrastare la chiusura dell’unico CED regionale, che coincide con l’ente pubblico Regione, e che può essere punto di riferimento anche per le altre pubbliche istituzioni presenti sul territorio, a partire dai 136 Comuni, senza che questi debbano sborsare fior di quattrini per attivare i loro servizi digitali e generando lavoro in Molise per molti giovani.

Occasione persa, dunque. Ma non è finita qui.

Michele Iorio

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