“Trascorrono pochi secondi tra il momento in cui un bambino ingerisce un corpo estraneo o un alimento che non riesce a deglutire e quando è troppo tardi per intervenire. In quel lasso di tempo, se è presente qualcuno che conosce le manovre di disostruzione pediatrica, la possibilità che quel bimbo si salvi salgono in maniera esponenziale. Eppure quanti di noi conoscono quelle manovre? Pochissimi” dice il consigliere regionale Andrea Di Lucente, capogruppo dei Popolari per l’Italia.
Per questo motivo ha presentato una legge per la diffusione delle tecniche salvavita, in particolare per quelle legate alla disostruzione pediatrica: “Nel testo della legge vengono previste campagne di sensibilizzazione e corsi di formazione per chi ha contatti con i bambini. Pensiamo alle operatrici dei nidi, alle maestre e alle collaboratrici delle scuole, ma anche l’istruttore della palestra, l’allenatore di calcio dei nostri figli: tutti dovrebbero conoscere queste tecniche.
Tanti seguono i corsi perché sono coscienziosi, ma è necessario che un numero sempre maggiore di persone sia incentivato a farlo, attraverso un sistema di premialità che porti, col tempo, alla diffusione sempre più capillare delle tecniche di disostruzione pediatrica”.
I dati. L’aspetto del soffocamento accidentale può sembrare marginale, ma riguarda una fetta consistente della popolazione in età infantile. Secondo le Linee di indirizzo del Ministero della salute per la prevenzione del soffocamento da cibo, in Europa ogni anno muoiono 500 bambini. In Italia è stato osservato, negli ultimi 10 anni, un trend stabile degli incidenti, con circa 1.000 ospedalizzazioni all’anno, con un’incidenza mortale di 50 bambini all’anno.
Le stime più recenti, calcolate includendo anche i “quasi-eventi” e gli episodi di minore gravità (che si sono risolti grazie all’intervento della famiglia, senza la necessità di rivolgersi ai sanitari), mostrano come l’incidenza reale del fenomeno sia 50-80 volte superiore rispetto a quella dei ricoveri (con 80.000 episodi stimati, l’anno, solo in Italia). La maggior parte dei casi è legata all’ingestione di cibo che non viene inghiottito, ma resta a bloccare le vie respiratorie (circa il 60-80% dei casi), mentre la rimanente parte è legata a giocattoli non adatti all’età oppure con elementi particolarmente piccoli che possono essere inalati oltre che ingeriti.
La mancanza di competenze specifiche in questo campo può essere dannosa e a volte letale.
Secondo i dati prodotto dalla Sip (Società Italiana Pediatria) solo il 5% della popolazione, compreso il personale sanitario, è abilitato ad effettuare le manovre di rianimazione cardiopolmonare pediatrica di base, mentre, per esempio in Giappone, circa il 57% della popolazione sanitaria e laica è a conoscenza delle relative tecniche.
L’obiettivo stabilito come ideale, dall’American Heart Association, la più importante società al mondo di rianimazione cardiopolmonare, è che se si vuole avere un’efficace riduzione della mortalità. almeno il 30% della popolazione laica deve poter essere addestrato ad eseguire queste manovre.
Nel trattamento delle emergenze, l’unica possibilità di risolvere l’ostruzione completa delle vie aeree è affidata alle “manovre per la disostruzione delle vie aeree in età pediatrica”: questa tecnica, se ben applicata, può essere salvavita.