Il 10 luglio scorso, nel partecipare unitariamente al sit in di Campobasso in solidarietà al popolo greco contro la troika, il PCL Molise aveva già riportato e sostenuto la voce più avanzata del movimento greco, che avvertiva della pericolosità di un accordo con la troika da parte di Tsipras, non solo per i nuovi sacrifici sociali, ma anche per la sponda che esso offre alla ripresa del populismo reazionario di forze nazifasciste, già presenti negli apparati statali e di polizia. La vittoria della Troika in Grecia avrebbe rafforzato le politiche degli iniqui sacrifici sociali in generale, e dunque anche per le masse italiane e molisane.
Nell’occasione del 10 luglio scorso come PCL MOLISE ci eravamo rivolti con tale posizione anche alla sinistra “tsipriota” molisana, la cui dirigenza nazionale in questi mesi ha impugnato la bandiera di Tsipras come leva di una propria possibile resurrezione, per poi ritrovarsi con un pugno di mosche.
Ed infatti l’accordo siglato tra Tsipras e la Troika sancisce una nuova pesante intensificazione dello strozzinaggio finanziario sulla pelle del popolo greco
da parte del capitale internazionale: la splendida vittoria del NO ai creditori è stata svenduta e capovolta di segno nel giro di una settimana.
Peraltro Tsipras aveva presentato la vittoria del NO al referendum come leva di un possibile “accordo migliore” coi creditori strozzini, mentre sette giorni dopo, esso è anche infinitamente più pesante della bozza d’accordo respinta dal referendum, su ogni voce di merito: pensioni, IVA, privatizzazioni, diritti sindacali, contrattazione; dentro un più stretto commissariamento e col pignoramento umiliante dei beni e tesori nazionali quale garanzia per i banchieri usurai.
Dato che “i fatti hanno la testa dura” come ricordava il vecchio Lenin, la verità presenta sempre il conto: lo spazio “riformistico” è da tempo crollato in Europa.
In concreto l’alternativa vera è tra prospettiva anticapitalista e regressione storica. Un partito “riformista” che accetta il quadro capitalista finisce con l’accettare e gestire la regressione, cioè in quello che Rosa Luxembourg chiamava “il riformismo senza riforme”.
La capitolazione di Tsipras agli usurai internazionali è solo la metafora di questa realtà e non si può ignorare l’ennesima lezione data dai fatti di Grecia: v’è una nuova clamorosa conferma dell’esigenza di costruzione del fronte unico anticapitalista e del partito rivoluzionario, in Grecia, in Italia, in Europa; pur con le nostre modestissime forze attuali, anche nel Molise, ci battiamo perché la sinistra politica e sindacale locale apporti il proprio contributo a questa prospettiva.