Nel corso di un recente confronto con il Presidente della Camera di Commercio di Roma avvenuto presso la sede della Confederazione Nazionale Artigianato di Roma e del Lazio, a latere della bella iniziativa di presentazione della “Guida del Molise” predisposta dal gruppo editoriale REPUBBLICA – L’ESPRESSO e curata dal giornalista Giuseppe Cerasa, si è determinato un primo scambio di battute sui dati macroeconomici della nostra Regione che vi allego, oltre ad analizzare possibili protocolli di cooperazione interregionale con una Camera di Commercio che associa su Roma poco meno di 2mila imprese gestite da molisani e/o figli di molisani.
Tenuto conto che a breve il Consiglio Regionale sarà chiamato ad esaminare sia il Rendiconto Economico 2016 che il Bilancio di Previsione 2018, sottopongo alla vostra attenzione l’opportunità di avviare un confronto propedeutico in sede istituzionale teso ad esaminare i dati e definire misure di sostegno per la crescita, lo sviluppo e l’occupazione.
Come emerge dalle schede allegate il Prodotto Interno Lordo 2015 nel Molise è stato di 5,9 miliardi di euro pari allo 0,4% del PIL italiano, con un calo dell’11,3% nell’ultimo quinquennio che ci colloca in coda alla classifica nazionale.
Al 30 settembre 2017 risultano registrate 35.353 imprese presso la Camera di Commercio del Molise, pari allo 0,6% nazionale, con una netta prevalenza di quelle agricole (10.209 pari al 30,8% del totale) e commerciali (7.662 pari al 23,1%).
Rispetto al 2012 il numero delle imprese cresce dello 0,2% con l’apporto di quelle di servizi di supporto alle aziende (+22%) e nelle attività di alloggio e ristorazione (+8,6%) e in quelle immobiliari (+15,8%).
Forte calo nello stesso periodo per le imprese agricole e delle costruzioni, ma anche l’artigianato è calato dal 10,4% attestandosi con 6.669 imprese sul 14,9% delle aziende totali regionali.
Ciò che colpisce è il trend in forte controtendenza del turismo che nel 2016 segna in Molise la più alta flessione nazionale con un dato negativo del 6,5% in meno di presenze a fronte di un aumento generalizzato in Italia pari al 3,1%.
Per ciò che attiene il mercato del lavoro il tasso d’occupazione è stato pari al 51,9% (dato Italia 57,2%) con una crescita del 4,3% rispetto al 2016 quando si attestava al 47,6%, con un numero di occupati di 106mila unità, in diminuzione di 1.000 sul 2012 e aumentato di 7mila sul 2013.
Le persone in cerca di occupazione risultano 16mila (mille in meno rispetto al 2015 e duemila in meno sul 2013) con un dato di disoccupazione del 12,8% (Italia 11,7%) a fronte del 15,6% del 2013 e 12% nel 2012.
La fragilità di questa fase di transizione espone il Molise al rischio di non cogliere gli stimoli della ripresa economica in atto accentuando le criticità connesse con il crollo delle filiere del tessile, dell’avicolo, del settore metalmeccanico e del comparto bieticolo-saccarifero.
La tenuta occupazionale dello stabilimento FIAT-FCA di Termoli ha limitato i danni, ma il dimezzamento delle unità impiegate nel settore dell’edilizia, ha generato una precarietà di condizione in 5mila nuclei familiari che sono andati a sommarsi ai 3.500 lavoratori rimasti privi di sostegno al reddito per le riforme peggiorative degli ammortizzatori sociali in generale e più specificamente di quelli in deroga.
Il trend demografico segna una diminuzione di 1.578 abitanti al 31.12.2016 e di 4.276 residenti in meno nell’ultimo triennio, al netto dell’aumento derivante dai flussi di cittadini stranieri arrivati in Molise pari a 12.982 unità nel 2016 con una crescita del 7,9% rispetto al 2015.
In assenza dell’arrivo di immigrati la situazione demografica sarebbe di gran lunga peggiore, in dissonanza con le posizioni di contrasto che periodicamente vengono rilanciate da più punti.
Il Partenariato Economico e Sociale, le Confederazioni Sindacali ed il Sistema Produttivo del Molise, possono contribuire ad analizzare l’andamento macroeconomico complessivo della Regione avanzando proposte di merito finalizzate a riempire di contenuti le prossime manovre di bilancio annuali e pluriennali, evitando una contrapposizione sterile fondata su slogan privi di scientificità e orientando le scelte verso oculate, tempestive ed efficaci politiche di sviluppo.