Più ‘tasse’ e meno acqua. Quella che il buon Dio ci manda! Questa è la sintesi della strategia del Presidente Roberti per “risolvere” la più grande crisi idrica della Regione Molise.
Come minoranze abbiamo provato ripetutamente a far comprendere che è fondamentale la programmazione degli investimenti, e non rassegnarsi alla riduzione delle piogge e l’innalzamento delle temperature come una circostanza che produce ineluttabili conseguenze negative per la popolazione. E abbiamo provato a dire che gli investimenti previsti sono insufficienti. Poiché quelli del Pnrr non sono direttamente funzionali alla riduzione delle perdite idriche (e amministrative, cioè gli allacci abusivi) e al potenziamento delle nuove captazioni, due linee di azione decisive.
Ma niente.
Così come non abbiamo capito come si riforma una governance che oggi assomiglia ad uno spezzatino di enti e soprattutto di competenze anche in capo a soggetti in conflitto, come il sindaco di Bojano anche a capo dell’Egam. O il passaggio della delega specifica da Marone, che in riferimento all’idrico si è occupato soltanto di portare l’ampolla dalle sorgenti del Po, al consigliere Sabusco.
E niente anche sulla strategia generale. Visione, tempi, numeri, obiettivi. O, per esempio, come si negozia con le altre regioni? Con la Puglia, con la quale è aperta la vertenza Occhito? Il “nuovo mondo” delle riforme del centrodestra prevede l’autonomia differenziata e quindi una grande questione della gestione delle risorse finanziarie. E di quelle idriche, la nostra pressoché unica ricchezza?
Il Consigliere Massimo Sabusco ha riepilogato l’esistente, ma sul futuro nulla. Anzi, anche lui ha invocato la buona sorte. Peccato che nella pubblica amministrazione la buona sorte si chiama buona programmazione e di quella – come accennato – non c’è traccia. Solo da FSC la Campania programma 500 mln nell’attuale programmazione. E Sabusco dice che non si può usare FSC! E ancora nel ciclo 2000/2007 il Piano obiettivi di servizio della Regione Molise, finanziato da FSC, fece una programmazione per obiettivi e target, con tanto di premialità, identificando tempi e quantitativi di riduzioni delle perdite e di implementazione dei depuratori a norma. Il famoso ciclo integrato, che era la filosofia della legge Galli che dal ’94 ad oggi in Molise non è sostanzialmente ancora attuata. E se c’è, non è dato sapere. Perché mica è competente il consiglio regionale sulla programmazione e il controllo della stessa, come recita lo Statuto della Regione Molise? Macché!
infine, un’altra questione molto importante. Ovviamente affrontata last minute da Roberti, per la pessima prassi ormai invalsa che il governo regionale palesa le sue intenzioni alla fine degli interventi, sostanzialmente vanificando ogni utilità delle sedute che avrebbero senso se partissero da una chiara esposizioni delle intenzioni di chi guida il vapore e poi a seguire i commenti e i suggerimenti degli altri. Ma tant’è, la ritengono una cosa furba e così procedono. Togliendo nei fatti ogni legittimazione alla discussione al consiglio regionale. Come se fosse un problema delle minoranze. Non si vuole capire che delegittimare le istituzioni – lo vediamo anche a Roma – alla fine diventa un boomerang per chi è maggioranza. Non si sgambettano gli avversari, destituire di autorevolezza i soggetti di massima rappresentanza, come il Consiglio regionale, significa tagliare il ramo su cui si è seduti. Ma veniamo al merito.
Roberti ha affermato che Molise Acque è tecnicamente fallita perché molti comuni sono morosi. E allora, perché non porta le carte in Tribunale? Se Roberti avesse ragione, l’azienda, che gestisce un servizio pubblico essenziale, dovrebbe andare in amministrazione controllata con amministratore nominato dal giudice e non dal centrodestra, che evidentemente non è privo di responsabilità nell’aver effettuato le nomine. Perché ha sempre superato il controllo analogo? Perché si sono continuate a fare assunzioni e spese, come quella del turismo il turismo delle sorgenti?
E se Grim invece paga, tutto si risolve? Ma visto che non può pagare, allora l’unica soluzione resta quella di alzare al massimo le tariffe? O, come ha più volte affermato durante il suo intervento, è meglio privatizzare tutta la gestione delle acque pubbliche? E dare tutta la colpa ai comuni inadempienti, quando la stragrande maggioranza dei comuni – soprattutto i piccoli – ha sempre pagato. E se ci sono errori di tariffazione sono stati recenti e a seguito della gestione Grim. Pare arriverà una società esterna a metterci mano. Speriamo bene!
Ma davvero è questo il metro della capacità di governo del centrodestra?
Meno acqua, più “tasse” e tiriamo a campare!
Micaela Fanelli