In scena i crediti commerciali delle imprese molisane verso la Regione, in un lunghissimo e infuocato Consiglio. Alla fine, grazie alla nostra mozione in aula, si ottiene un impegno per un rinvio dei termini perentori della delibera della giunta n. 48, fissati originariamente in 60 giorni. Il nuovo termine dovrà essere stabilito dalla Giunta regionale. Comunque, trascorso lo stesso, le imprese creditrici che non presenteranno istanza perderanno il loro diritto. E chi farà domanda si vedrà decurtare l’ammontare.
“Poca cosa – sostiene Fanelli, prima firmataria – se si pensa che la nostra richiesta era la revoca della delibera e l’impugnativa della legge dello Stato. Quei commi 460 e 461 della legge di stabilità che per la prima volta vengono applicati alle Regioni. Poca cosa perché resta la mannaia della perdita del credito o della riduzione dello stesso, una previsione sicuramente illegittima oltre che gravemente lesiva delle imprese”. Si parla di oltre 130 milioni tra fatture e note di credito, per un totale di 3.382 pagamenti da onorare da parte della Regione. Un ammontare enorme e che non tiene conto dei potenziali interessi. “Non riusciamo – quindi – a intravedere questa come un’opportunità per nessuno, né per gli equilibri del bilancio regionale, che potrebbe essere ridotto delle passività, né per le imprese che comunque andrebbero saldate in tempi certi, se presentano richiesta e accettano le decurtazioni. Ma pur sempre un primo passo che è il frutto della nostra azione. Così speriamo che i ricorsi delle aziende contro la procedura che sicuramente arriveranno, saranno ancora più ponderati e motivati. Volevamo evitarli raggiungendo la revoca, ma la maggioranza non ha voluto. In aula, infatti, ho citato le sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che comporteranno una sicura soccombenza della Regione. Speriamo che il tempo in più, serva per assumere qualche iniziativa al Governo regionale all’indirizzo di quello nazionale. Sarebbe una sorpresa positiva!”
Una battaglia, questa per la revoca della delibera, sulla quale per primi avevamo richiamato l’attenzione e sulla quale non avremmo voluto che si finisse anche in modo irrituale in Consiglio, costringendoci, come minoranze, a votare contro una mozione integralmente stravolta. La nostra mozione è stata – infatti – modificata da un emendamento sostitutivo votato per primo dal centrodestra e che ha comportato la decadenza del nostro testo. Un vulnus formale che denota molta improvvisazione; d’altronde sin dal mattino, in aula il centrodestra è apparso ripetutamente allo sbando. “Per non sbagliare più, serve sul punto una retromarcia integrale” conclude Fanelli.