Count down per il rinnovo degli organi del Cosib, il Consorzio industriale della valle del Biferno oggetto da sempre dei più disparati appetiti politici. L’ultimo cuore industriale pulsante del territorio dovrà scegliere il suo presidente e il Comitato direttivo: non sarà una decisione semplice, soprattutto in considerazione del mutato contesto economico, sofferente per la crisi di lunga data aggravata dall’emergenza pandemica.
Ma non dovrà essere – afferma Patrizia Manzo, portavoce del M5S in Regione – una decisione dettata solo dalle pressioni politiche perché, nel panorama della programmazione economico-industriale del Molise, anche il Cosib giocherà un ruolo determinante. Parliamo di Zes, dei fondi del Recovery fund, del nuovo piano del porto di Termoli, delle infrastrutture che dovrebbero trovare un prossima risoluzione e che di fatto potrebbero aprire nuovi ed interessanti scenari sotto il profilo anche delle opportunità occupazionali dell’intera regione.
Dai rumors, le ingerenze politiche potrebbero favorire alla guida del Consorzio il sindaco di Petacciato, comune che come altri fa parte del Consorzio pur non ricadendo territorialmente nell’area del Cosib. Gli unici tre enti locali che vi rientrano, e che subiscono il piano territoriale del Consorzio, sono Termoli, Guglionesi e Campomarino.
Stando alle indiscrezioni, a nessuno dei tre – il cui territorio è ricompreso all’interno del comprensorio consortile – andrà la presidenza. Per questioni politiche e per questioni normative visto che il decreto legislativo 39/2013 ha individuato le cause di inconferibilità per il ruolo di presidente per i sindaci di comuni che abbiano popolazione superiore ai 15000 abitanti. Prescrizione questa che esclude il Comune di Termoli.
In questa partita a scacchi, – continua la consigliera regionale -l’ultima a muoversi è stata la Provincia che, con largo anticipo, ha deliberato di entrare nuovamente nel Consorzio. Mossa che potrebbe consentire al presidente Roberti, sindaco di Termoli, di esprimere due voti che pesano nelle dinamiche di un Consiglio elettivo.
Il 22 ottobre, quindi, con l’elezione del presidente e del vero organo strategico, il Comitato direttivo – attualmente entrambi non più rappresentativi del territorio – la partita si dovrebbe concludere con l’ultima mossa che come sempre si gioca a Campobasso, nelle stanze del potere.
Ma lo Statuto indica con chiarezza che tale ruolo deve essere ricoperto non necessariamente da un sindaco ma da una figura con comprovata esperienza manageriale che, oggi, potrebbe fare davvero la differenza. Il Consorzio, da realtà innovativa e forte dell’area industriale del Meridione al punto che nel 1997 veniva classificata tra le prime tre realtà produttive europee su cui puntare, progressivamente ha visto perdere la propria importanza ed efficacia – il decremento della situazione insediativa è inconfutabile – poiché limitandosi ad essere venditore di spazi mediamente attrezzati ha sconfessato la sua mission, inquinandola di visioni ed esigenze politiche miopi e di corto respiro.
Bisognerà ripartire anche da questi enti pubblici economici per poter puntare a un nuovo e vitale sviluppo produttivo, ma deve essere per forza cambiata la gestione, la governance e la pianificazione degli obiettivi strategici.
Bisogna trovare il coraggio di cambiare rotta, di strambare bruscamente per tornare alla vera funzione dei consorzi industriali, affinché possano svolgere l’importante ruolo di hub della rete di attività e di aziende che realizzano il sistema economico e sociale di un determinato territorio.
Che sia attenta all’uso del territorio e non al suo consumo, che faccia profitto senza approfittarne. Che crei occasioni di sviluppo e di occupazione ma sempre con un obiettivo di sostenibilità e di rispetto dei luoghi. La logica antica, e ormai superata, della pressione politica, dello scegliere gli uomini in base alle appartenenze, la mera sperequazione partitoria è nociva, dannosa, non produce sviluppo ma ne limita drasticamente le possibilità. La politica deve partecipare in quanto espressione del territorio, a sua difesa, ma non deve essere più una ‘società immobiliare’ che (s)vende beni che non le appartengono.
È dunque essenziale investire su una governance ben selezionata, autenticamente indipendente e neutrale, libera da vincoli politici e da condizionamenti vari, su una nuova classe dirigente che non sia necessariamente espressione di logiche politiche ma che non sconfessi la difesa del territorio, l’attenzione ai vincoli paesaggistici, alla tutela dell’ambiente.
Ed è parimenti sempre più urgente dare maggior possibilità di manovra, negli organi dei Cosib, alle industrie che ne sono parte sostanziale, ad oggi escluse da ogni rappresentanza, dalla reale possibilità di incidere nelle scelte che le riguardano ma utilizzate esclusivamente come bancomat attraverso il pagamento delle tariffe.
Chiediamoci perché il nostro Cosib non è più attrattivo, non riesce ad essere collettore di futuro e di sviluppo. Domanda che giro alla politica regionale che non riesce ad avere una visione, che continua pervicacemente nelle sue manovre ‘tornaconto’ in termini di consensi, abbandonando nei fatti la possibilità di creare sviluppo.
Questa non è solo una scommessa, è anche una opportunità, forse l’ultima, per poter scrivere il futuro industriale e non solo della nostra regione.
Solo accettando e vincendo questa delicata sfida – conclude Patrizia Manzo – potremmo tornare a condividere le fiduciose parole di Goethe, che nel suo Viaggio in Italia nel 1740, era “certo che non vi sia paese nell’universo, che contenga tante belle cose in ogni genere, quanto l’Italia. … gl’Italiani, informati della loro situazione favorevole, sanno far gran pregio di questi tesori inestimabili”.