Su ogni cittadino molisano, compresi i neonati, pesano ogni anno 1600 euro di debiti. Passività maturate pressoché in tutti i settori gestiti dalla Regione Molise, dalla sanità ai trasporti, passando per le società partecipate. A dirlo non è il MoVimento 5 Stelle, ma la Corte dei Conti. Che ha già censurato la pessima amministrazione del governo regionale negli ultimi anni, ma che nell’ultimo giudizio di parifica rincara la dose.
Sulla sanità sono sostanzialmente due i principali rilievi della Corte: i debiti con l’Inps e il rapporto con i privati accreditati. I magistrati contabili dicono che i contributi non versati dalle vecchie Asl all’ente previdenziale non avrebbero generato gli attuali 87 milioni di debiti, se solo la Regione si fosse attivata per tempo con le opportune procedure contabili. Per quanto riguarda i privati accreditati, la Corte dei Conti conferma quanto denunciamo da tempo: l’enorme debito sanitario in Molise è in gran parte dovuto ai contratti ambigui con le strutture private. Contratti che, lo ricordiamo, sono scaduti nel 2018 e che abbiamo chiesto più volte di rivedere con diversi atti in Consiglio regionale.
Ora lo sottolineano anche i magistrati, che raccomandano di evitare formule ambigue. Infatti, in quei contratti non si prevede alcun limite al budget per i privati accreditati. Pratica non prevista dal nostro ordinamento, che è stata sanzionata anche dai tavoli tecnici ministeriali, da svariati anni ormai.
Ora c’è chi chiede un ‘Decreto Molise’ per cancellare i debiti sanitari. Ma che credibilità abbiamo a Roma nel perorare questa pur nobile causa, se non diamo seguito alle prescrizioni che arrivano dai Ministeri, dai tavoli tecnici e dalla stessa Corte dei Conti?
Per quanto riguarda il Trasporto pubblico locale, chiediamo da anni un bando per l’affidamento ad un gestore unico, in linea con quanto accade ormai in tutta Europa. E lo chiede anche la magistratura contabile. Nel mentre, sono cambiati gli assessori, sono stati votati impegni in Consiglio regionale, ma il bando non ha mai visto la luce. E il trasporto in Molise è frazionato in più di 30 contratti di servizio. Siamo certi che non ci sarà la tanto attesa gara entro la fine della legislatura e a pagarne le spese saranno, ancora una volta, i molisani. Che viaggiano su autobus fatiscenti, che addirittura prendono fuoco sulle nostre strade.
Anche la gestione dell’acqua pubblica è a dir poco lacunosa ed è aggravata dai debiti milionari dei Consorzi di bonifica. Ne abbiamo parlato col Ministro Patuanelli, alla ricerca di soluzioni che permettano di conciliare le richieste della vicina Puglia con il fabbisogno dei cittadini molisani. Fabbisogno che non è mai stato calcolato. Allora, come fa Toma ad intavolare trattative col governatore pugliese? Questo tema merita un focus a parte e stiamo lavorando ad un prossimo approfondimento, all’interno di un Consiglio monotematico.
Ma l’indifferenza del centrodestra molisano nei confronti delle istituzioni si è manifestata ancora in queste ore. Nei mesi scorsi abbiamo segnalato la possibile inconferibilità dell’incarico di Presidente del Cosib al sindaco di Petacciato, Roberto Di Pardo. L’Autorità nazionale anticorruzione ha confermato i nostri dubbi con una deliberazione chiara: Di Pardo non può essere presidente del Cosib e l’Rpct (Responsabile della prevenzione della corruzione e trasparenza) doveva adottare i relativi atti.
In Italia gli Rpct dei vari enti sono chiamati a segnalare possibili situazioni che ledano i principi di trasparenza o anticorruzione e ad applicare la normativa. L’Anac è l’organo terzo chiamato a vigilare sul rispetto della legge e, in condizioni ‘normali’, dà indicazioni agli stessi Rpct che ne prendono atto. In Molise, invece, un organismo interno ad un ente pubblico, nominato dallo stesso consiglio dell’ente, si permette il lusso di contestare i pareri e le deliberazioni dell’Autority. Un assurdo che non ha precedenti.
Nella narrazione di Di Pardo e dell’intero centrodestra molisano, l’Rpct del Cosib ha ribaltato la pronuncia dell’Anac: secondo l’organismo di vigilanza, il sindaco bassomolisano sarebbe legittimato a ricoprire il ruolo di presidente del Cosib, che non sarebbe un ente pubblico. È falso. E l’Autorità nazionale è l’unica titolata ad esprimere un parere sulla vicenda. Ma nella nostra regione ci hanno abituati che la verità, ahinoi, è una questione opinabile. In barba alle leggi e al rispetto delle istituzioni.
La vicenda è di una gravità inaudita: ogni atto che il presidente illegittimo prenderà potrà essere annullato. Cosa ne sarà dei fondi del Pnrr o degli atti relativi alla Zes adriatica se gli atti posti in essere dovessero essere affetti da nullità? Perderemmo finanziamenti necessari allo sviluppo delle aziende bassomolisane? Di Pardo e tutto il centrodestra facciano subito un passo indietro, prima di minare l’intero tessuto imprenditoriale di un’area strategica per l’intera regione.