Dunque è iniziata la campagna elettorale e come si conviene a tutte le campagne elettorali ed ai candidati delle stesse si è iniziato a parlare.
Una volta si parlava nelle piazze e nelle sezioni con gli attivisti qualche giorno prima iniziavano a “trombare” per le vie della città o del paese per annunciare il comizio. Si parlava in piazza ed il “popolo” ascoltava dal vivo quello che il candidato aveva da dire e da proporre, seguivano poi incontri nelle sezioni dei partiti ed in epoca sempre più vicina a noi appuntamenti conviviali, le mitiche CENE ELETTORALI.
Le cene elettorali meritano una menzione particolare, erano un punto d’incontro dei sostenitori del candidato, ma erano un enorme punto di “scrocco” da parte di votanti dediti allo scrocco sistematico della cena elettorale senza ritegno.
Erano campagne elettorali imperniate anche sul campanilismo e la differenza di territorio aveva la sua importanza. Basti ricordare i collegi delle provincie, magari pochi chilometri o metri di differenza e cambiava tutto.
Poi, siccome i tempi cambiano, siamo passati ai social, che io uso, ma che di sociale dal punto di vista politico hanno ben poco.
I social sono i figli di internet ed in quanto ti offrono un’informazione che in altre “epoche storiche” poteva essere definita “coppa coppa”. L’informazione data dai social il più delle volte si ferma al titolo “del problema” senza affrontare il problema stesso è quindi una cosa “coppa coppa”.
Questa impressione ho avuto stamattina nel sentire la presentazione dei candidati catapultati in Molise per volere delle alte sfere nazionali dei partiti di destra. Arrivano in Molise per dire che il Molise è “addietrato” ed ha bisogno di strade e magari di ferrovie e perché no di aeroporti. Io proporrei anche il porto a Campobasso, mi piace molto pescare dal molo, ma andare a Termoli ogni volta risulta scocciante. Senza voler parlare delle distanze ferroviarie che sono rimaste quelle dell’Unità d’Italia. Perché noi molisani la storia la rispettiamo.
Or dunque arrivarono i candidati per i molisani e ci parlarono delle strade che non abbiamo e della mostra arretratezza che potrebbe essere una ricchezza. Ci hanno anche parlato della loro progenie di Amatrice, ridente, hanno detto loro, città dell’Abruzzo e della squadra di calcio del Campobasso che merita il settore professionistico. Andiamo avanti dicendo che non hanno apprezzato il fatto che la candidata al Senato del centrosinistra si sia dichiarata juventina, e su questo hanno avuto ragione. Se si vota per fede calcistica io me ne tiro fuori. Me ne tiro fuori e rimuginerò sino al 25 settembre mattina chi votare per non creare ulteriori danni al Molise.
Con affetto e stima e con pensieri su chi votare porgo distinti ed affettuosi saluti.
Statevi arrivederci,
Franco di Biase