Il presidente Paolo di Laura Frattura il 20 novembre ha partecipato a Vasto (Palazzo D’Avalos), insieme al governatore dell’Abruzzo Luciano D’Alfonso, al convegno “Diga di Chiauci: riparte il territorio, l’agricoltura e l’occupazione”, organizzato dal Consorzio di bonifica Sud-Vasto. Di seguito tre passaggi del suo intervento dedicati al futuro dell’invaso, ai rapporti tra Molise e Abruzzo e alla riforma dei Consorzi di bonifica.
“Quando si parla della diga di Chiauci non dobbiamo fermarci solo all’agricoltura: il completamento della diga finanziato con il Patto per il Molise per 10 milioni di euro è legato non esclusivamente ai fini irrigui.
Superando una discussione che è durata troppo a lungo – che cosa può significare in termini di risorsa per il territorio interregionale l’invaso – proviamo oggi a fare un’altra scommessa: capire come a fini turistici l’opera potrà essere utilizzata, una volta collaudata e messa in sicurezza.
Ci sono tre comuni del Molise che giustamente hanno chiesto misure compensative perché una parte del loro territorio è stata utilizzata per la realizzazione dell’opera: sono centri che hanno perso importanti opportunità. Consapevoli di questo, Abruzzo e Molise hanno rivisto con determinazione un accordo del 2012, coinvolgendo nel protocollo direttamente i comuni di Chiauci, Pescolanciano e Civitanova.
Tutto ciò ci mette nelle condizioni di ragionare e costruire con una logica diversa. Faremo diversamente da quanto è accaduto con l’invaso di Occhito, ai confini della Puglia: in quel caso la Regione Molise partecipa con circa il 90 percento del territorio e l’anello dei fini di utilizzazione è totalmente delegato alla Capitanata. Non possiamo replicare un percorso simile.
È vero che l’acqua è un bene comune e che deve esserci solidarietà reciproca, però è anche vero che la solidarietà ha sempre un doppio senso: andata e ritorno. Quindi, se questo accade con una spontanea collaborazione istituzionale tra noi e l’Abruzzo, non capisco perché non debba accadere la stessa cosa tra noi e la Puglia, o tra noi e la Campania. Con il paradosso che, addirittura, il Molise in questo ragionamento partecipa con una naturale ricchezza che è l’acqua”.
RAPPORTI MOLISE-ABRUZZO – “Indipendentemente da quello che accadrà, con l’eventuale riforma costituzionale rimandata alla prossima legislatura, sui grandi temi Abruzzo e Molise stanno lavorando insieme consapevoli del fatto che soltanto affrontandoli insieme si possono dare riscontri ai cittadini. Sulla sanità, ad esempio, cito gli accordi di confine. Le nostre due regioni possono chiudere l’accordo di confine, forse il primo del genere in Italia, che mette a sistema l’offerta sanitaria dell’una e dell’altra regione, ponendo un ospedale di area disagiata, quello di Agnone, a servizio di un’area vasta che riguarda anche l’Abruzzo. Con l’ospedale di Vasto creiamo un’alleanza forte per quanto riguarda tutto il Basso Molise.
Ritengo che lo spirito di collaborazione tra le nostre regioni possa essere davvero un esempio per il resto del Paese. Non so se la Macroregione sarà la soluzione ai problemi organizzativi dei vari territori, però sono convinto che quando si lavora con il buonsenso e quando si lascia da parte il campanile i risultati si ottengono con una maggiore facilità”.
CONSORZI DI BONIFICA – “I Consorzi di bonifica sono una realtà straordinariamente importante, ma poco compresa negli anni. In Consiglio regionale c’è la nostra proposta di riforma del settore. Noi abbiamo tre Consorzi: per quello di Larino e quello di Termoli abbiamo immaginato l’integrazione, con un arricchimento di funzioni e la partecipazione propositiva da parte delle associazioni di categoria. Perché pensare che un Consorzio debba vivere esclusivamente con gli atti dovuti dai consorziati crea un ulteriore apparato burocratico che, nella sostanza, non porta a nulla e non arricchisce le opportunità del nostro territorio. Ancora una volta la lungimiranza e la professionalità delle rappresentanze di categoria non possono che portare del bene anche al lavoro del Consorzio di bonifica, tenendo presente che si parlava di bonifiche in un’epoca storica diversa. Oggi, semmai, più che parlare di bonifica dobbiamo capire come incentivare e qualificare le produzioni agricole in una logica di filiera”.