“Nella lotta al femminicidio e nel contrasto alla violenza di genere occorre una maggiore determinazione. Le Regioni hanno fatto molto: nel decreto relativo al biennio 2013-2014 lo Stato ha previsto 16 milioni di euro a cui si sono affiancati circa 20 milioni di risorse regionali. Un investimento significativo, che ha fatto registrare al 31 marzo 2018 l’operatività di 285 centri anti violenza e 228 case rifugio”, lo ha dichiarato Luigi Mazzuto (Assessore della Regione Molise e Coordinatore della Commissione Politiche Sociali della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome)intervenendo nel corso dell’Audizione nella Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, che si è svolta in Senato.
Nel corso del suo intervento Mazzuto ha particolarmente insistito sulla necessità che Stato, Regioni ed enti locali facciano un lavoro congiunto per dare maggiore concretezza al Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2017-20. Secondo il coordinatore della Commissione Politiche Sociali della Conferenza delle Regioni occorre maggiore collaborazione con le Regioni, tenendo conto dei modelli di governance differenziati che si sono realizzati sul territorio. Infatti il modello di governance territoriale consente di armonizzare le azioni per accesso, accoglienza, valutazione, presa in carico e percorsi verso l’autonomia della donna, rispettando le peculiarità territoriali.
Le richieste fondamentali sottolineate alla Commissione (alla quale l’Assessore Mazzuto ha lasciato agli atti un documento approvato dalla Conferenza delle Regioni) riguardano cinque temi di fondo.
“La prima questione è che il Piano nazionale, e più in generale le politiche di prevenzione e contrasto alla violenza di genere, devono avere risorse certe e stabili, tali a garantire una programmazione almeno triennale degli interventi.
Va poi superato lo schema rigido per cui attualmente una quota di risorse va attribuita sempre all’istituzione di nuove strutture e una quota al mantenimento delle esistenti. E’ evidente – ha sottolineato Mazzuto – che uno schema di questo genere, essendoci più strutture, comporta l’aumento delle risorse per il loro mantenimento. E’ giusto creare nuove strutture laddove non ce ne siano o siano insufficienti, ma per il resto delle situazioni è preferibile invece destinare tali risorse al miglioramento dei servizi esistenti. Sotto questo profilo è apprezzabile che la richiesta delle le Regioni hanno formulato in tale direzione sia stata accolta dal Sottosegretario Vincenzo Spadafora ed è stata inserita come emendamento nel disegno di legge sul “codice rosso”, attualmente all’esame del Senato”.
La terza questione sottolineata da Mazzuto riguarda “l’asse ‘punizione’ del Piano, “bisogna agire ribaltandone la prospettiva e intervenendo sull’allontanamento dei ‘maltrattanti’ dalla casa famigliare e non viceversa. Sotto questo profilo è fondamentale, anche nelle more di una sentenza, l’obbligo per i violenti di frequentare programmi di rieducazione psico relazionale, per i quali occorrono requisiti definiti e risorse aggiuntive”.
“Anche l’asse ‘prevenzione’ – ha spiegato l’Assessore illustrando la quarta questione – ha bisogno di impegni più definiti da parte del livello centrale e di risorse dedicate. Bisogna che i fondi gestiti dal Ministero siano indirizzati in particolare a percorsi educativi nelle scuole, per insegnare a ragazzi e ragazze il rispetto di genere.
Infine, Mazzuto ha ricordato l’esigenza di un correttivo legislativo, ovvero la “necessità di una riforma della legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali del 2000 che preveda la violenza di genere tra i livelli essenziali di prestazione”.
Documento approvato dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome del 6 giugno 2019.