“Dal 2000 a oggi le donne vittime di omicidio volontario nel nostro Paese sono state 3mila: nel 2016 i femminicidi sono tornati a crescere rispetto all’anno precedente (+5,6%, da 142 a 150), trend sostanzialmente confermato dai 114 casi – piu’ di uno ogni 3 giorni – dei primi dieci mesi di quest’anno. L’incidenza femminile sul numero di vittime totali di omicidi non e’ mai stata cosi’ elevata, 37,1%: nel 2000 si attestava sul 26,4%”. Questo è quanto racconta Rapporto EURES 2017 sul femminicidio in Italia: il racconto di una strage infinita pubblicato ala vigilia della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
E che il Molise non sia affatto esente dal proprio contributo alla strage lo testimonia anche il Rapporto della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio e su ogni forma di violenza di genere, istituita in Senato lo scorso gennaio.
Oggi viene celebrata la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il mio pensiero è rivolto a tutte le donne che hanno subito violenza fisica, morale, economica, psicologica, di ritorsione, di soprusi, di diffamazione, di prevaricazione a tutti i costi nella loro dimensione pubblica come in quella privata; la violenza non guarda l’età, né il titolo di studio né la posizione sociale né il Paese o territorio al quale le donne vivono, lavorano, appartengono. Riguarda tutte le donne, indistintamente, anche le “donne che verranno” e quindi bambine e ragazzine comprese.
Il diritto ed il rispetto sono la misura della civiltà, perché ogni questione che riguarda le donne riguarda anche gli uomini nella complessità di una condizione culturale ancora repressa e chiusa.
E’ un ostacolo alla parità di genere, all’emancipazione di donne e ragazze e soprattutto alla realizzazione di obiettivi comuni per lo sviluppo della nostra Nazione.
Il recente appello dell’ONU al Governo Italiano di adempiere all’obbligo internazionale per i diritti umani ci costringe ad una seria riflessione sulle misure da adottare per bloccare la loro reiterata violazione; nel caso della violazione dei diritti delle donne oggetto di violenza i stessi in Italia così come nella nostra regione diventa impositivo impegnarci, tutti e tutte, nell’eliminazione degli stereotipi di genere e nel dare valore e riconoscimento alla diversità nella parità, ciascuno assumendo le responsabilità sue proprie, in seno alla famiglia, nelle scuole, nei posti di lavoro, nella società civile e, in primis, chi occupa posti di rilievo all’interno degli organismi istituzionali.
Con grande consapevolezza in Italia abbiamo intrapreso iniziative, emanato leggi e sollecitato le altre Amministrazioni locali per la creazione di Commissioni per le Pari Opportunità; questi passi fondamentali hanno rappresentato, spesso, una tappa fondamentale per la partecipazione delle donne in politica anche nella nostra regione, consentendo negli anni il proliferare di organismi più attenti alla dimensione di genere all’interno delle nostre Amministrazioni.
Arrivo al dunque, allora e prendo spunto da una frase di Oriana Fallaci per dire: “vi sono momenti nella vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre”.
Un dovere civile che oggi – proprio in questo giorno così importante e significativo per la dignità, la salute e la vita di tante donne, soprattutto di coloro che oggi di quella vita non posso più godere – mi spinge a chiedermi come riuscire a “dare contenuto ai contenitori”, a chiedermi perché alcuni organismi esistenti ai livello regionale – come la Commissione regionale per la Parità e le Pari Opportunità – non riescono a dare piena attuazione al proprio “mandato istituzionale”. Perché la sfida morale e l’imperativo categorico di contribuire fattivamente a creare le condizioni di parità tra uomo e donna, l’operare per la prevenzione contro la violenza di genere non viene sentito come urgenza da chi, in seno alla Commissione, si sottrae ripetutamente all’impegno ed al ruolo e responsabilità istituzionale per il quale ha accecato di ricoprire una funzione? Cosa ancor più grave se a sottrarsi in questo grande impegno culturale sono proprio le donne che a questo sono state chiamate. Il ripristino del rispetto e della partecipazione è all’apice di regole comportamentali e del senso del dovere nei confronti di coloro che si impegnano e delle donne della nostra regione che aspettano risposte.
La prima violenza, allora, ricordiamolo è l’assenza!
Che il 25 novembre 2017 sia, allora, almeno un giorno per riflettere su questo. E ripartire, con altre intenzioni, già dal 26. Lo dobbiamo alle donne molisane e all’intera società civile della nostra regione.
Commissione Regionale per la Parità e le Pari Opportunità
M. Gabriella Faccone