“I danni alle colture provocati dai cinghiali sono considerevolmente aumentati nell’ultimo decennio e, senza misure straordinarie, questi ungulati sono destinati a crescere ulteriormente, a maggior danno degli agricoltori”. Ad affermarlo è Giuseppe Spinelli, delegato confederale di Coldiretti Molise che sottolinea anche come “la presenza abnorme di questa specie causa danni anche alla stessa biodiversità, venendo oramai considerata una propria e vera emergenza ambientale”. Nella Regione Molise i cinghiali producono danni al patrimonio agricolo e zootecnico per un ammontare stimato nell’ordine di 500 mila euro l’anno, per un totale, a partire dal 2013 di oltre 3 milioni di (in gran parte ancora da liquidare), con oltre 200 sinistri stradali.
“Purtroppo – gli fa eco il direttore regionale di Coldiretti, Aniello Ascolese – si deve prendere atto del fatto che la normativa nazionale che disciplina il settore e, in particolare, le previsioni contenute nella legge 11 febbraio 1992, n. 157 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”, che avrebbero dovuto contenere il fenomeno, non risultano efficaci, né sul piano della prevenzione, né sotto il profilo del controllo numerico degli animali o del risarcimento dei danni”.
In proposito Coldiretti è da tempo impegnata a livello parlamentare per giungere ad una modifica della normativa in questione, al fine di renderla più attuale alle mutate situazioni territoriali ed ambientali che hanno profondamente condizionato la crescita incontrollata della fauna selvatica nel nostro Paese.
Coldiretti Molise – sottolinea ancora Giuseppe Spinelli – da parte sua, ha provveduto fin dallo scorso anno, in concomitanza con il rinnovo degli organi regionali a proporre delle misure straordinarie in merito alla gestione faunistico-venatoria, con particolare riferimento alla specie cinghiale (Sus scrofa), al fine di assicurare che la densità della specie sia proporzionata alle caratteristiche del territorio, al fine di salvaguardare le colture agricole e la biodiversità.
Trattasi di uno specifico Piano di Gestione e Controllo del cinghiale che prevede interventi molto più incisivi di quelli fin qui adottati.
“E’ necessario, quindi – conclude il delegato confederale – che la Regione rompa gli indugi e realizzi uno strumento normativo funzionale all’avvio della soluzione della problematica su tutto il territorio, per dare una risposta concreta e non aleatoria agli imprenditori agricoli il cui grado di esasperazione è giunto oramai ai massimi livelli”. Coldiretti ribadisce, inoltre, la richiesta che gli agricoltori, muniti di licenza di caccia, debbono essere legittimati a difendersi personalmente ed immediatamente dall’attacco degli ungulati nel momento in cui le proprie produzioni sono messe a rischio.